Scrive Plinio il Vecchio nel XXXVI volume della sua "Storia Naturale": Gaio Curione, che morì nella guerra civile fra le file dei cesariani, non era in grado di superare - in occasione dei funerali del padre - né le ricchezze nè il fasto di Scauro - e dove sarebbe potuto mai giungere a lui un patrigno quale Silla ed una madre come Metella, colei che diede la caccia alle ricchezze dei proscritti? E del pari dove un padre quale Marco Scauro il quale per tante volte fu primo cittadino e pure porto di scarico delle tante ruberie perpetrate a scapito delle Province per il partito di Mario? Ed a dire il vero nemmeno Scauro fu in grado più di eguagliare se stesso, visto che l'incendio, il quale mandò in rovina le ricchezze raccolte da tutto il mondo, comportò questa compensazione, che nessuno mai più sarebbe potuto giungere al livello della sua follia. Fu di conseguenza necessario che Curione col proprio ingegno escogitasse qualche cosa di straordinario al punto che noi possiamo oggi rallegrarci dei nostri costumi e, quasi rovesciando il senso del tempo, considerarci proprio noi degli antenati. Fece realizzare quasi prossimi due grandissimi Teatri in legno, sospesi entrambi al movimento ed al sostegno, che garantivano i cardini su cui poggiavano. Lo spettacolo antimeridiano dei giochi avveniva con i due Teatri tra loro opposti, di maniera che le scene non si disturbassero reciprocamente con i loro suoni; quindi repentinamente si facevano ruotare i Teatri - da quanto è noto, dopo i primi giorni, anche con alcuni spettatori che continuavano a restar seduti al loro posto - al punto da far incastrare le estremità. Curione realizzava in tal modo un Anfiteatro e dava il via allo spettacolo dei giochi dei gladiatori, avvolgendo la struttura in modo ancor più sicuro per il popolo di Roma. Cosa mai si dovrebbe di più ammirare in tutto questo, l'inventore o l'invenzione, l'architetto o chi fece fare la struttura, chi ardì pensare ad un meccanismo del genere o a chi ordinò di realizzarlo? Ecco, chi ha conquistato tante terre e ha preso dominio del mondo, chi comanda a tanti popoli e regni, chi impone il diritto agli stranieri: quasi una frazione di divinità che sovrasta a tutte le genti pressoché in bilico sopra una macchina ed intenta a suo rischio ad applaudire. Ma quale squalificazione degli animi o lamenti per il disastro di Canne! Quanto male ha potuto manifestarsi! Risulta motivo di dolore e lutto che le città possano venir inghiottite nelle profondità della terra ed ecco invece che il popolo di Roma, quasi dislocato su duplice sorta di navigli, viene sostenuto da due cardini e quasi guarda se stesso nell'atto di combattere, in grado di poter morire da un momento all'altro per qualche guasto dei meccanismi! E per questo, chi ora chiede alle assemblee tribunizie che delle strutture pensili vengano messe sotto pressione dal peso delle tribù, cosa mai giungerà ad osar avocare sui rostri avverso quanti è riuscito a convincere a far ciò? E' da riconoscere in vero che in merito al dono funebre per il padre di Curione tutto il popolo di Roma ha finito per combattere! Bisogna comunque rammentare anche che siffatta magnificenza risultò turbata dal fatto che i cardini furono trovati danneggiati per l'usura: allora, conservata la struttura ad anfiteatro, nel medesimo giorno si rimossero entrambe le scene e si proclamarono i giochi degli atleti e, repentinamente tolti gli opposti pulpiti, sempre nel medesimo giorno Curione potè far avanzare dai suoi gladiatori quelli che avevano vinto. Eppure egli non fu né Re nè Imperatore di popoli e nemmeno insigne per ricchezze, era semmai uno che andava traendo vantaggio dalla rivalità dei primi cittadini.
Per quanto faraonica, l'idea di Curione rientrava in una sua logica, parimenti citata da Plinio nel libro XXXIV, 40, legata all'uso romano in età repubblicana di realizzare teatri mobili. Ed il meccanismo di Curione poté esser anche connesso al divieto di erigere in Roma quelli che eran detti, dal sito di erezione nell'età di Silla, Campana Luxuria, cioè gli Anfiteatri: cosicché Curione, nonostante i cenni moralistici pliniani, potè esser solo un anticipatore, visto che - a prescindere dai Teatri - già solo 24 anni dopo, nel 29 a. C., Statilio Tauro realizzò in Campo Marzio un Anfiteatro stabile.
da Cultura-Barocca