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martedì 22 maggio 2018

Andrea Doria ed i pirati barbareschi, ma anche Nizza e l'assassinio di un Grimaldi

Nizza nel Teatrum Sabaudiae di fine XVII secolo
FRANCESCO I re di Francia, per colmare in parte la sua inferiorità militare nei confronti di CARLO V DI SPAGNA, con cui guerreggiava per la supremazia europea, chiese soccorso all'IMPERO TURCO che SOLIMANO IL MAGNIFICO aveva portato al suo momento di più fulgido splendore e di MASSIMA ESPANSIONE.
 
Il sultano o meglio, come all'epoca si diceva il Gran Turco Signore della Sublime Porta, gli inviò in aiuto la sua forte FLOTTA "OCCIDENTALE" ORA DETTA "TURCHESCA" ORA "BARBARESCA" in quanto composta per la maggior parte da equipaggi non turchi ma da sudditi dell'impero (NORDAFRICANI in maggioranza) e da CRISTIANI RINNEGATI: per tradizione il soglio di Costantinopoli turca privilegiava la flotta orientale composta da equipaggi turchi e su cui prendevano posto le milizie scelte tra cui i GIANNIZZERI.
 
I contingenti musulmani volti all'assedio di NIZZA sbarcarono sulla rada di VILLAFRANCA senza trovare ostacoli: l'impresa suscitò tanto scalpore che il DUCA DI SAVOIA EMANUELE FILIBERTO decise di fortificare la località per rendere sicuro il suo porto di NIZZA. Le opere di fortificazioni, contemporaneamente all'inizio dei lavori genovesi per le TORRI ANTITURCHESCHE, iniziarono nel 1566 su progetto dell'architetto Andrea Provana di Leinì [contestualmente vennero fortificate le postazioni di Sainte-Elme e di Mont Alban e furono dotate di una migliore artiglieria].
 
Tra il 1533 ed il 1565 la flotta "turchesca", di oltre 200 navi da battaglia si unì alla più piccola squadra francese di galee nell' ASSEDIO DI NIZZA.
La grande armata navale operò sotto il comando di vari ammiragli.
Nel 1533 ne era comandante supremo KHAIR EL-DIN il cui nome venne europizzato in quello di Ariadeno ma che la gente, un pò per mitica apprensione sostenuta da vaghe consonanze culturali, soprannominò BARBAROSSA, valendosi dell'attributo di un altro mitico e più celebre devastatore, l'imperatore svevo Federico I.

[la prosecuzione delle vicenda e la conclusione dell'ASSEDIO DI NIZZA, nonostante lo stile ottocentesco, si legge bene qui nell'opera di Davide Bertolotti, Viaggio nella Liguria Marittima integralmente digitalizzato ed ipertesualizzato e precisamente nel Capitolo o "Lettera" VI intitolato Fazione de' Turchi e de' Francesi contro a Nizza, l'anno 1543 del pari integralmente digitalizzato ed in cui, tra tante altre cose, l'autore si dilunga a parlare dell'eroina nizzarda Caterina Segurana che primeggiò nella difesa della città persino soffermandosi a dissertare dell'ingiustizia a fronte della nobiltà d'animo del suo sgradevole originario soprannome di "Maufaccia" cioè "Malfatta" = non furono tempi facili questi del '500 per Nizza destinata ad esser colpita da un grave terremoto nel 1564]

Per parte genovese contro questo ammiraglio (e di conseguenza contro la Francia ma soprattutto contro quel suo grande alleato che era l'Impero Turco, ultima e possente espressione dell'espansionismo dell'Islam con cui l'Europa si sarebbe a lungo misurata) in teoria avrebbe dovuto combattere il "padre della patria" ANDREA DORIA: costui (QUI EFFIGIATO IN UN RITRATTO, CON CENNI ALLA VITA), ad onta del grande carisma, della fama e dei successi militari contro l'Impero Turco, proprio in questo periodo si trovava di rimpetto a grossi problemi del proprio casato attesi gli EVENTI DEI DORIA DEL RAMO E DEL CASTELLO DI DOLCEACQUA e la contingenza della loro debolezza di fronte ai GRIMALDI DI MONACO tenuto conto che questi per opera di AGOSTINO GRIMALDI AVEVANO FATTA VENDETTA DEL DELITTO PERPETRATO DA BARTOLOMEO DORIA A DANNO DI LUCIANO GRIMALDI PRENDENDO ANCHE POSSESSO DELL'ANTICO DOMINIO un evento, qui ricostruito su dati d'epoca, tanto tragico e nefando quanto controverso ed ambiguo al punto che dietro la mano assassina di
BARTOLOMEO DORIA ORGANIZZATORE E PERPETRATORE DI PERSONA E CON L'AUSILIO DI SUOI SCHERANI DEL DELITTO SI IPOTIZZO'
ESSERVI QUELLA DEL POTENTE AMMIRAGLIO GENOVESE INTENZIONATO AD INCREMENTARE IL PESO DEL DOMINIO DI DOLCEACQUA, NELL'IDEAZIONE, CINQUECENTESCAMENTE ABBASTANZA PLAUSIBILE, DI ESTENDERE DA QUESTO IL POSSESSO DELLA CASATA DORIA ANCHE SUL PRINCIPATO DI MONACO
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Prescindendo da ipotizzare certezze indubbiamente l'evento clamoroso fu motivo di momentanea debolezza per ANDREA DORIA che certo non doveva procurare ulteriori nemici sia a se stesso che al proprio CASATO e semmai far uso delle arti tipicamente epocali e rinascimentali della diplomazia = non a caso le moderne osservazioni storiografiche hanno dimostrato che il Barbarossa e Andrea Doria cercarono rispettivamente di non nuocersi

E' inoltre da precisare che proprio il Barbarossa a sorpresa non intervenne contro la squadra navale del Doria nel 1543 mentre questa era ancora davanti a Villafranca. Secondo testimonianze attendibili avrebbe fatto ciò per ricambiare un simile favore ricevuto presso Ippona. I suoi stessi capitani derisero per questa decisione il Barbarossa affermando che trattava quel "nemico ufficiale" (in fondo legato alla Spagna e a guardia sia di Nizza che delle coste repubblicane) "come fratello ed amico, corsaro anche lui (vedi Vallecrosia..., p. 154, nota 28). Andrea Doria, che prioritariamente curò sempre i suoi interessi non garantì mai pubblica difesa contro il Barbarossa ma, ignorando gli impegni assunti a favore di Carlo V, cercò semmai di tenerselo amico e sodale, anche permettendogli di riscattare, al prezzo relativamente modico, dato il personaggio, di 1500 scudi, il famigerato pirata Dragut. Il Doria addirittura colmò di doni il Barbarossa: "quando nel 1543 la squadra franco-turca assediò Nizza, affluirono sulle galee del Barbarossa i vini preziosi, i delicati cibi, le frutta fresche della Liguria, portate di nascosto da certi brigantini, che battevano la bandiera di Andrea" (in Ibidem).
Morto il Barbarossa nel 1546 il suo ruolo venne assunto dal rinnegato CHARO MUSTAFA', altresì noto come Lo Zoppo e soprattutto dal musulmano TAURGHUT che si è già citato col nome datogli dal popolo, quello di DRAGUT e che operò sulla costa ligure almeno sino al 1560 e che perse poi la vita in un assalto nel 1565 ai Cavalieri dell'isola di Malta

Morto DRAGUT divenne allora ammiraglio della "flotta barbaresca" ULUGH-ALI' che, col nome di CHIALI' ma anche OCCHIALI', portò le sue forze ad altri perniciosi saccheggi, sin almeno al 1566.
Costui , con l'utile guida di RINNEGATI CRISTIANI, perpetrò diversi saccheggi sul litorale ligure, dall'agro intemelio a quelli di Sanremo e, drammaticamente, della vasta area tra Taggia e S. Stefano, luoghi tutti di grande importanza nel DOMINIO DI GENOVA e destinati a sopravvivere, con particolari forme giurisdizionali ed amministrative, sin quasi alla SCOMPARSA SETTECENTESCA DELLA REPUBBLICA, per procurarsi vettovaglie e SCHIAVI da vendere al "mercato degli schiavi" di Algeri o comunque da liberare dietro pagamento di un forte "riscatto".

  
da Cultura-Barocca