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venerdì 2 ottobre 2015

Corsica, dai primitivi insediamenti alla conquista da parte di Genova


 Gli antichissimi abitanti della Corsica, documentati solo per il neolitico, forse arrivarono nell'isola dalla Sardegna od in rapporto ad una successiva immigrazione proveniente dall'area iberica: ad essi sono da collegare quelle tribù che eressero i megaliti preistorici quali sono i dolmen, i menhir ed i cromlech.
Secondo buona parte degli studiosi nell'isola la civiltà del bronzo e del ferro dovette invece giungere nell'areale corso dalla penisola italiana (liguri).
I primi dati storici sono probabilmente da connette all'opera civilizzatrice dei coloni greci di Focea, che impiantarono sulla costa orientale dell'isola la città di Alalia, ove però non poterono soggiornare a lungo visto che etruschi e cartaginesi, fra loro stretta un'alleanza, sconfissero nel 540 a. C. la flotta greca.
Ai tempi della prima guerra punica prese poi corpo l'invasione romana con la conquista di Alalia per mano di L. Cornelio Scipione nel 259 a. C..
All'espansionismo romano si contrapposero le genti locali con varie rivolte e lotte per l'indipendenza, che raggiunsero l'apice, in età repubblicana romana, tra 181 e163 a. C., di modo che, onde agevolare il processo di inserimento dell'isola nell'ecumene romano, si provvedette all'erezione di due colonie romane: una venne istituita da Mario (colonia Mariana) e l'altra, ad Aleria, da Silla.
In epoca imperiale l'isola fu alternativamente provincia imperiale e senatoria , quindi, dopo Diocleziano, la Corsica divenne provincia a se stante rientrando nella prefettura d'Italia.
Il cristianesimo vi si diffuse almeno nel III secolo: intanto nel crepiscolo dell'impero romano l'isola venne investita dai barbari finendo sotto il dominio di Genserico re dei vandali: tuttavia, nel contesto della riconquista dell'Impero di Roma patrocinata da Giustiniano il Grande, il generale Belisario risucì a conquistare Corsica e Sardegna, ricomponendole nella forte struttura dell'ancora vitalissimo Impero romano d'Oriente (534): i funzionari imperiale tuttavia oppressero col loro fiscalismo le popolazioni insulari e l'isola ottenne benefici non dalle istituzioni laiche ma quasi solo dall'opera svolta dalla Chiesa che controllava in Corsica beni considerevoli.
Successivamente Carlo Magno confermando la donazione di Pipino il Breve vi inserì anche la Corsica(774): però sotto il dominato dei franchi l'isola prese a patire le scorrerie dei saraceni.
Soltanto nel sec. XI, per gli effetti della rivincita cristiana nel Mediterraneo, Pisa aggredì i saraceni di Corsica (1014 e 1050 circa) ed in forza del soccorso militare di Genova l'isola venne emancipata da qualsiasi dipendenza islamica.
Papa Gregorio VII, rivendicando sulla Corsica la sovranità pontificia, concesse a Landolfo vescovo di Pisa i poteri del legato apostolico con una bolla del1078: questa fu quindi riconfermata nel 1091 da Urbano II al punto di sanzionare la supremazia religiosa di Pisa sull'isola.
Il controllo dell'isola divenne quindi oggetto di forti contese, sia in ambito ecclesiastico che politico e territoriale, fra Genova e Pisa ormai trasformatesi in aperte rivali per il dominio dell'alto Tirreno.
Rilevante successo di Genova fu segnato dall'intervento nella contesa di Innocenzo II che nel 1133 dichiarò suffraganei dell'arcivescovo di Genova i vescovi di Mariana, di Accia e Nebbio concedendo all'arcivescovo pisano l'autorità su quelli di Aleria, Sagona ed Ajaccio.
Da tale data si computa in genere la crescente penetrazione di Genova in Corsica: con la scusa di sostenere i diritti del clero ligure giunsero presto nell'isola le armi di Genova di maniera che si ebbe l'occupazione di Bonifacio, nel 1195, dove presero stanza, con notevoli privilegi, alcune famiglie genovesi che surrogarono le famiglie pisane cacciate.
Valendosi di favorevoli contingenze, i genovesi staccarono da Pisa i feudatari e finalizzarono un'opera di profonda penetrazione, al punto che papa Onorio III, nel 1217, non solo ratificò il dominio genovese su Bonifacio ma ne concesse il castello all'arcivescovo di Genova.
Durante lo scontro fra Pisa e Genova alcuni feudatari e signori agitarono l'isola col favore dell'una o dell'altra repubblica ma in seguito alla disfatta inflitta ai pisani alla Meloria (1284) Genova riuscì a divntare unica padrona dell'isola.
Successivamente, nel 1296, papa Bonifacio VIII, onde punire sia Genova che Pisa per la politica contraria agli Angioini e alla fazione guelfa, investì del regno di Sardegna e Corsica Giacomo II d'Aragona.
Costui non fu in grado di assumere prontamente il controllo dei domini concessigli e solo più tardi i catalani, annessa la Sardegna, tentarono di affermare il loro dominio sulla Corsica, impegnandosi a sostenere ogni sorta di opposizioni e ribellioni contro i genovesi: notevole in particolare fu quella capeggiata dal feudatario locale Vincentello d'Istria.
Durante i secoli secc. XIV e XV l'esistenza socio-politica della Corsica fu tormentata da dure lotte intestine, in particolare con un'alternanza di rivolte e susseguentin repressioni.
Disordine e caos serpeggiarono per l'isola ingiungendo finalmente ai còrsi di cercare ordine nel soccorso di una qualche forza superiore già coinvolta nei problemi insulari: essi allora si appellarono al genovese Banco di San Giorgio cui la Repubblica finì per cedere i suoi diritti, legittimandone l'azione politica.
Dal Banco di san giorgio la Corsica ottenne quindi una serie di norme statutarie riassunte nella voce generale dei Capitula Cursorum, la cui stesura ultima cade all'anno 1453.
Poco dopo, nel 1463, però il Banco, per quanto cercasse di tutelare i propri diritti sulla Corsica, dovette cederla al duca milanese Francesco I Sforza: di poi l'isola pervenne nelle mani della casata dei Campofregoso e finalmente ritornò all'originaria gestione del Banco di San Giorgio le cui forze nel 1511 furono in grado di domare ogni rivolta e concedere un periodo di pace alla popolazione insulare.