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martedì 17 luglio 2018

Un romantico ricordo del Visconte di Marcellus


"Aveva veduto le grotte, il teatro, l'antico Melos; aveva in mano la statua della Venere; i miei doveri, la mia curiosità erano stati soddisfatti" scrive Marie-Jean-Louis-Charles-André di Martine Tyrac (1795-1861), Visconte di Marcellus in questo libro qui digitalizzato (dalla "Raccolta di Viaggi dalla Scoperta del Nuovo Continente Fino A' Dì Nostri" (1840-1844), 15 volumi in 8vo a formare un’opera in 18 tomi, compilata da Francesco Costantino Marmocchi per la casa editrice Fratelli Giachetti di Prato), ove tra tante altre cose parla del suo tormentato acquisto per la Francia di Luigi XVIII della leggendaria Venere di Milo con un resoconto assai più esteso...

Il Visconte di Marcellus, segretario dell'ambasciata francese, appreso del rinvenimento, si entusiasmò specie dopo averne visualizzato uno schizzo che il d'Urville aveva fatto della statua di maniera che ottenne di recarsi a Milo per assimilare a pro della Francia quanto rinvenuto pur imbattendosi subito in grosse difficoltà con grave disappunto espresse dal Brest, come scritto già convinto del buon esito dell'acquisizione ma al momento disilluso da imprevisti eventi (stante anche il fatto che dei reperti si era impadronito un monaco greco peraltro convocato sulla questione dal dragomanno dell'arsenale di Costantinopoli, cui con tale dono antiquario intendeva liberarsi dell'accusa di irregolarità). Sì da doversi impegnare in molte avventure prima di riuscire ad acquistare il tutto dalla riunita comunità dei primati di Milo, aggiungendo altro denaro alla somma pattuita per la precedente vendita pattuita dal monaco greco con il dragomanno dell'arsenale di Costantinopoli e poter finalmente ammirare dal vivo quanto avrebbe trasportato giungendo ad esprimere la frase rimasta famosa "....Io non sapeva saziarmi di contemplare quella bellezza sovrumana...."

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Siffatta relazione del Marcellus è comunque, nella sostanza, molto simile sotto il lato scientifico a quanto, più sinteticamente, risulta redatto nell' Enciclopedia Treccani dell'Arte Antica. 

Tuttavia, nel resoconto di colui, che fu con ragione nominato il "Winckelmann francese", compaiono anche aggiunte estranee alla moderna scientificità, e che sono in bilico tra archeologia, arte, romanticismo, sentimenti, nostalgia e segreti, ma che valgono la pena di essere lette e meditate = "...un capriccio, vò pur confessarlo, mi trattenne alcune ore di più a Castro. Mi rammentava delle belle sembianze d'una giovinetta di Milo della quale il signor Ender pittore tedesco, aveva arricchito il suo portafoglio. Questo bravo artista aveva ottenuto da un pilota imbarcato con lui il permesso di fare il ritratto di sua figlia, celebrata di già per rara bellezza: ma il vecchio greco, per paura dei Turchi e del serraglio" [ove, se ne si fosse vista la grazia estrema, avrebbe potuto esser costretta ad entrare a far parte del Serraglio del Gran Signore] " aveva voluto fare un patto, che quelle sembianze non si dovessero mostrare ad altri che ad Europei..." = così, continuando nella narrazione, il Marcellus precisa che il pittore, onde salvaguardare la fanciulla, l'aveva effigiata contestualmente ai genitori sorprendentemente di sgradevole aspetto. La fanciulla a nome Maritza compare finalmente innanzi al Marcellus rimanendo per un certo tempo in sua compagnia: ed ai suoi occhi risulta davvero davvero splendida. L'esploratore e politico francese ne resta affascinato ed è colpito quando Maritza, per nulla vanitosa, "gli presenta, come di lei ancor più bella, una sua cugina che per quanto affascinante non gli pare però (pag. 310) al livello estetico di colei che ormai chiama la bella di Milo: il tempo tiranno, dopo i convenevoli di rito (che tuttora attestano con quanta malinconia il Marcellus si sia staccato da tal meravigliosa creatura) riporta il visconte francese sulla sua nave di maniera che delle due fanciulle nulla oggi d'altro sapremmo se una casualità non ne avesse propiziato il ricordo in modo più concreto che le parole, per quanto alate possano essere. Alla nota 2 sempre di pagina 310 il Marcellus ricorda infatti di aver contemplato altro quadro segretamente fatto dal pittore Ender e sempre nella stessa pagina, ma alla nota 3, gli editori ammettono, che, per curiosità dei lettori si son fatti premura di far realizzare a loro spese una copia perfetta di quel quadro in cui si vedono, a coronamento del libro e come sopra compare, sia la Maritza che la cugina.

da Cultura-Barocca