Louis-Félix Amiel, Pipino il Breve (1837) - Fonte: Wikipedia |
Con l'avvento dei CAROLINGI, i territori che oggi costituiscono la Francia entrano a far parte di un organismo politico che si estendeva molto oltre quelli che oggi sono i confini naturali francesi. L'origine stessa della CASATA CAROLINGIA (i suoi possedimenti si trovavano nella regione mosellana) la portava a gravitare al di là dei confini del regno, verso l'attuale Germania. Fu infatti in questa direzione che sotto PIPINO IL BREVE e poi sotto CARLO MAGNO (768-814) si spinsero i Carolingi nelle loro guerre contro Sassoni, Baiuvari ed Avari.
Nel contempo i rapporti con il Papato, sanzionati dall' incoronazione di Pipino e la figura di protettori della Chiesa che sempre più i re franchi venivano assumendo, condussero Pipino e Carlo ad intervenire più volte in Italia contro i Longobardi, sino a controllare quasi tutta la parte settentrionale e centrale della penisola. Da queste conquiste e dall'alleanza col Papato derivò quel mosaico politico che fu il SACRO ROMANO IMPERO.
CARLO MAGNO, incoronato imperatore a Roma nella notte di Natale dell'800, riunirà nella sua persona la dignità imperiale romana ed aggiungerà ad essa la sanzione sacra del Papato. Gli ideali di restaurazione imperiale e religiosa che si manifestarono nella creazione del SACRO ROMANO IMPERO ispirarono l'opera del successore di Carlo, LUDOVICO IL PIO, e dei suoi consiglieri, tra i quali figuravano i maggiori di quei sapienti cui spetta il merito della ripresa di studi classici nota come "Rinascenza carolingia". L'Impero non tardò tuttavia a rivelarsi una creazione artificiale e provvisoria; anzi al suo interno esso venivano affermandosi formazioni etniche e territoriali ben distinte e caratterizzate.
Per quanto concerne la Francia si tende a rilevare l'importanza dei GIURAMENTI DI STRASBURGO come prima testimonianza dell'esistenza di una comunità etnica francese distinta da quella germanica. Il fatto che a Strasburgo LUDOVICO DI BAVIERA e CARLO DI AQUITANIA giurassero rispettivamente davanti alle loro truppe in lingua romanica ed in lingua germanica di non concludere una pace separata con il fratello LOTARIO (che di Ludovico il Pio era il primogenito), il quale pretendeva la totalità del potere, ha fatto arguire che nell'ambito dell'IMPERO CAROLINGIO i popoli abitanti la Francia fossero considerati come un complesso etnico distinto da quelli abitanti la Germania. Il trattato di Verdun (843), che pose fine alle contese fra gli eredi di Ludovico il Pio citati sopra, conferma questa postulazione.
A CARLO infatti vennero assegnati i territori dell'Aquitania, della Neustria e della Borgogna corrispondenti a gran parte della FRANCIA moderna.
A LUDOVICO invece toccarono i territori al di là del Reno corrispondenti alla futura GERMANIA.
LOTARIO, oltre il titolo imperiale, ottenne i territori fra il Reno e la Saone, che presero il nome di LOTARINGIA (donde il moderno toponimo di LORENA) e che costituiranno per secoli area contesa tra Francia e Germania.
A CARLO infatti vennero assegnati i territori dell'Aquitania, della Neustria e della Borgogna corrispondenti a gran parte della FRANCIA moderna.
A LUDOVICO invece toccarono i territori al di là del Reno corrispondenti alla futura GERMANIA.
LOTARIO, oltre il titolo imperiale, ottenne i territori fra il Reno e la Saone, che presero il nome di LOTARINGIA (donde il moderno toponimo di LORENA) e che costituiranno per secoli area contesa tra Francia e Germania.
Non si deve credere che alla data del trattato di Verdun la Francia e la Germania fossero delle individualità nazionali ben definite. Sta di fatto tuttavia che la partizione dell'843 si mantenne, sia pure con tante modificazioni, nel corso dei secoli e che d'ora in poi la storia di Francia e Germania procederà per cammini distinti.
I primi tempi del REGNO FRANCO, dopo il trattato di Verdun, non furono facili. CARLO IL CALVO (840-877) ed i suoi successori dovettero continuamente districarsi dalle difficoltà loro create dalla insubordinazione dell'aristocrazia feudale e dalla pressione di invasori esterni.
A meridione sulle coste di Linguadoca e Provenza dovettero affrontare le incursioni dei Saraceni e a nord quelle dei Normanni, che nell'IX secolo devastarono spesso le campagne francesi, assediando la stessa Parigi. Furono respinti dopo aspre lotte, ma riuscirono a stanziarsi stabilmente nella Francia nord-occidentale che da essi prese nome di NORMANDIA, dove istituirono un potente ducato venendo poi assimilati progressivamente alla popolazione indigena.
A meridione sulle coste di Linguadoca e Provenza dovettero affrontare le incursioni dei Saraceni e a nord quelle dei Normanni, che nell'IX secolo devastarono spesso le campagne francesi, assediando la stessa Parigi. Furono respinti dopo aspre lotte, ma riuscirono a stanziarsi stabilmente nella Francia nord-occidentale che da essi prese nome di NORMANDIA, dove istituirono un potente ducato venendo poi assimilati progressivamente alla popolazione indigena.
In questo caotico periodo della storia francese (tra fine del IX e conclusione del X secolo) solo CARLO IL CALVO diede prova di spiccate qualità. I suoi successori non riuscirono che per periodi limitati ad imporre la loro autorità sui vassalli ed ebbero regni brevi e contrastati. Si ripeteva quindi con gli ULTIMI CAROLINGI quel periodo di anarchia e di intrighi che aveva contraddistinto il tramonto dei Merovingi.
Dopo una serie di vicende dinastiche e guerresche la corona pervenne nel 987 ad UGO CAPETO, DUCA DI FRANCIA. Da lui avrebbe preso inizio una dinastia destinata a sostenere una vicenda basilare nella storia della Francia medievale.
Dal punto di vista interno il periodo carolingio fu contrassegnato da uno sviluppo delle tendenze destabilizzanti manifestatesi sotto i Merovingi. L'autorità del re sui suoi vassalli e sui suoi stessi funzionari era limitata. Questi ultimi anzi da servitori del sovrano tendevano a trasformarsi in suoi "fedeli", con un tipo di "fedeltà" che il sovrano doveva comprarsi a prezzo di gravosi "benefici" che ad assottigliarono le risorse di fisco e demanio. Vano fu il tentativo attuato sotto CARLO MARTELLO di compensare queste alienazioni con il sequestro dei beni della Chiesa.
La posizione particolare della CHIESA nel SACRO ROMANO IMPERO e la sua autorità spirituale e temporale non permisero che questo tentativo producesse frutti positivi.
La vita sociale ed economica risultava quindi ancora frantumata nelle villae, divise in una réserve coltivata direttamente dal proprietario con l'aiuto dei suoi servi o la collaborazione "fiscale" dei suoi "uomini" e nelle tenures che questi ultimi coltivavano in proprio pagando un canone (quasi sempre in natura) al proprietario. Tra gli "uomini" ed il signore si istituiva di conseguenza un rapporto contrattuale: gli uni assicuravano la loro prestazione lavorativa sulle terre della réserve mentre il Dominus si incaricava della loro protezione nei confronti di pericoli esterni. Tale tipo di rapporto consensuale si estese dal basso all'alto della scala sociale, sì che i1 proprietario minore finì per cercare la protezione del maggiore, divenendone vassallo, mentre questo per sua parte si raccomandava ad altri più potenti di lui, a un vescovo, a un conte. Al sommo di questa struttura piramidale di relazioni sociali e contrattuali stava quindi il re, considerato supremo souverain fieffé.
Questo nuovo tipo di gerarchia sociale, se ha le caratteristiche di impersonalità e di universalità dello Stato romano, presenta tuttavia in lenta germinazione alcuni aspetti essenziali degli Stati moderni: soprattutto, i principi di contrattualità e consensualità, nelle relazioni tra inferiore e superiore, stavano infatti generalizzandosi ed evolvendosi verso quello della rappresentanza.
La vita sociale ed economica risultava quindi ancora frantumata nelle villae, divise in una réserve coltivata direttamente dal proprietario con l'aiuto dei suoi servi o la collaborazione "fiscale" dei suoi "uomini" e nelle tenures che questi ultimi coltivavano in proprio pagando un canone (quasi sempre in natura) al proprietario. Tra gli "uomini" ed il signore si istituiva di conseguenza un rapporto contrattuale: gli uni assicuravano la loro prestazione lavorativa sulle terre della réserve mentre il Dominus si incaricava della loro protezione nei confronti di pericoli esterni. Tale tipo di rapporto consensuale si estese dal basso all'alto della scala sociale, sì che i1 proprietario minore finì per cercare la protezione del maggiore, divenendone vassallo, mentre questo per sua parte si raccomandava ad altri più potenti di lui, a un vescovo, a un conte. Al sommo di questa struttura piramidale di relazioni sociali e contrattuali stava quindi il re, considerato supremo souverain fieffé.
Questo nuovo tipo di gerarchia sociale, se ha le caratteristiche di impersonalità e di universalità dello Stato romano, presenta tuttavia in lenta germinazione alcuni aspetti essenziali degli Stati moderni: soprattutto, i principi di contrattualità e consensualità, nelle relazioni tra inferiore e superiore, stavano infatti generalizzandosi ed evolvendosi verso quello della rappresentanza.
Nessun commento:
Posta un commento