Nel
XVII vol. della silloge ["Raccolta di viaggi dalla scoperta nel Nuovo
Continente fino a' dì nostri" (Giachetti di Prato, 1844)] di Francesco Costantino
Marmocchi si trova la narrazione di un "Viaggio all'Isola di Francia (Mauritius)" di Bernardin de Saint
Pierre, divisa come si legge qui.
Jacques-Henri Bernardin de Saint-Pierre (Le Havre, 19 gennaio 1737 - Éragny, 21 gennaio 1814) è stato uno scrittore e botanico francese. Ispirato a Robinson Crusoe, di Daniel Defoe, nel 1787 scrisse il romanzo Paul e Virginie, ambientato all'Île de France, l'odierna Mauritius. La storia narra di due bambini cresciuti sull'isola dalle loro due madri, abbandonate dai rispettivi mariti. Le due famiglie vivono unite come in una sola, in mezzo alla natura e nella devozione cristiana. Divenuti adolescenti, i due ragazzi si innamorano, ma la madre di Virginie decide di mandarla a studiare in Francia presso una ricca e antipatica zia zitella. Durante il viaggio di ritorno dopo alcuni anni di dolorosa lontananza, la nave su cui Virginie si trova, fa naufragio a pochi metri dalla riva d'approdo. Lei muore sotto gli occhi del suo amato, pur di non disonorarsi togliendosi i vestiti per nuotare. Paul si dispera e muore di dolore pochi mesi dopo di lei. Li seguono a breve distanza le rispettive madri, i due vecchi servi africani e il loro cane. La storia è narrata all'autore da un vecchio solitario che dice di aver conosciuto di persona i due fanciulli e si offre di raccontarne le tristi vicende.
Fonte: Biblioteca Digital Mundial |
Ad
integrazione del "Viaggio all'Isola di Francia (Mauritius)", creando anche un poco di confusione per
assenza d'una nota specifica, il Marmocchi, cosa peraltro opportuna,
inserì una vastissima digressione/traduzione, in cui riprese parti
cruciali dell'opera di un viaggiatore francese che, dopo il de Saint-Pierre, visitò il
Madagascar e le isole Comore, vale a dire B. F. Leguével de Lacombe, un autore di cui quasi nulla si sa e
di cui pochissime opere - in francese - sono in Italia.
Madagascar, l'isola, il clima, l'avvento al potere nella descrizione di
B. F. Leguével de Lacombe, che riporta, tra l'altro, molte informazioni sul Madagascar, il suo
clima, l'ambiente, i popoli, e tradizioni e via discorrendo sino alle
riflessioni dell'unificazione ad opera di "Radama I il Grande" del
Madagascar nel contesto di un unico regno.
Johann Ludwig Burckhardt (Losanna, 24 novembre 1784 - Il Cairo, 15 ottobre 1817) è stato un viaggiatore e orientalista svizzero, noto anche con il nome francese di Jean Louis (da lui preferito) e con quello inglese di John Lewis.
Di origini basilesi, la famiglia, dopo la
rivoluzione francese del 1789, fuggì in Germania e Austria. Compiuti gli
studi universitari a Lipsia e Gottinga, per i suoi sentimenti
anti-francesi Burckhardt dovette nel 1806 emigrare ancora, a Londra.
Nel
1809 ottenne l'appoggio della African Association per il suo
progetto di scoprire le fonti del fiume Niger.
Travestito
da mercante arabo, con lo pseudonimo Sheikh Ibrahim Ibn
Abdallah, Burckhardt si fermò dapprima ad Aleppo in Siria per conoscere
l'Islam
(religione che abbracciò) e perfezionare l'araboche aveva studiato,
insieme ad altre materie signifiucative per i suoi scopi, in
Inghilterra. In Siria tradusse il romanzo Robinson Crusoe in arabo.
Divenne grande
conoscitore del Corano e del diritto islamico, tanto da essere spesso
coinvolto nel dirimere questioni religiose dagli stessi indigeni. Nei
due anni trascorsi in Siria Burckhardt fece numerosi viaggi, visitando
Palmira, Damasco e il Libano.
Il 22 agosto 1812 si imbattè, probabilmente primo europeo da secoli, nella stupenda Petra, a suo tempo capitale dei Nabatei.
Con
l'intenzione di rinvenire finalmente le fonti del Niger, partì poi per il Cairo,
dove però non riuscì a trovare carovane che lo conducessero verso ovest.
Risalì allora il Nilo e vide nel 1813 il tempio
di Abu Simbel.
Nel
1814 fu
a Gedda per svolgere il rituale pellegrinaggio alla città santa
della Mecca. Si spinse poi verso l'altra città santa di Medina, dove
rimase fino ad aprile 1815, a causa di attacchi di febbre dovuti a
parassiti. Nella primavera del 1816, dopo il suo ritorno al Cairo, fece
ancora un viaggio per esplorare la penisola del Sinai.
In attesa di
ritornare in Europa, Burckhardt ebbe una ricaduta e morì il 15 ottobre
1817. Secondo i suoi desideri fu inumato in un cimitero islamico sotto
nome arabo.
I suoi scritti, raccolti in 350 volumi, e la sua
collezione di 800 manoscritti orientali rimasero in eredità
all'Università di Cambridge.
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si possono, peraltro, leggere, digitalizzate, alcune delle sue memorie di
viaggio in Arabia, così come pubblicate in italiano nel 1844 - a cura del geografo
Marmocchi - dall'editore Giachetti di Prato.
Davvero é un peccato che queste opere, con i loro autori, siano cadute nell'oblio, perché offrono spaccati di aspetti di terre, di cui praticamente nulla si sapeva a metà XIX secolo.
Cultura-Barocca ha registrato la digitalizzazione di questi viaggi - al pari di altri - al fine della conoscenza di una storia tanto importante, quanto, purtroppo, relegata ai margini della cultura.
da Cultura-Barocca