Charles de Steuben, Bataille de Poitiers en octobre 732 (1834-37) - Fonte: Wikipedia |
La battaglia di Poitiers avvenne in un giorno imprecisato del 732 fra un esercito mussulmano proveniente dalla Spagna e le forze dei Franchi accorse in aiuto delle popolazioni locali. La località tradizionale di Poitiers invero non trova riscontro nelle fonti che non la nominano ma indicano invece Tours e la Loira.
L'esercito mussulmano era composta da forze raccolte soprattutto nell'Africa settentrionale dall'emiro Abd al Rahman (latinizzato in Abderrahman) e composte in maggioranza da Berberi, popolazione diversa per lingua e costumi dagli arabi, ma comunque anche essi islamici e generalmente confusi con gli arabi.
Non conosciamo il numero di questi combattenti ma dal contesto generale dobbiamo ritenere che non doveva essere molto elevato: forse ventimila, secondo alcune ipotesi, ma noi riteniamo che fossero forse anche di meno. Combattevano a cavallo e quindi la carica di cavalleria era la loro arma vincente. Al momento della battaglia avevano già ampiamente saccheggiato il sud della Francia e quindi si trovavano impacciati dalle loro prede. Abd al Rahman avrebbe preferito che avessero lasciato il bottino, ma chiaramente non era possibile chiedere che i combattenti abbandonassero tutto ciò che avevano guadagnato e per il quale erano erano venuti alla lontana Africa e lottato: essi infatti non ricevevano nessuna paga e il loro compenso erano le prede che riuscivano a raccogliere nei saccheggi.
L'esercito dei Franchi comprendeva anche contingenti degli Alemanni ed era guidato da Carlo, detto poi Martello, figlio di Pipino della casa di Heristall: egli ricopriva la carica di "maestro di palazzo" del re dei Franchi dei discendenti da Meroveo (Merovingi), che ormai non si occupavano più degli affari di stato che erano lasciati completamente nelle mani dei "maestri di palazzo". Pertanto Carlo era l'effettivo detentore del potere dei Franchi.
L'esercito franco era formato sostanzialmente da soldati appiedati che combattevano in file serrate in modo da formare un solido muro di ferro irto di punte: era una tattica che ricordava quella adottata nel mondo antico e portata alla perfezione dai Romani.
L'esercito franco era formato sostanzialmente da soldati appiedati che combattevano in file serrate in modo da formare un solido muro di ferro irto di punte: era una tattica che ricordava quella adottata nel mondo antico e portata alla perfezione dai Romani.
I mussulmani si trovarono di fronte all'esercito dei Franchi quando stavano per dirigere su Tours per saccheggiarla.
I due eserciti si schierarono l'uno contro l'altro ma per sette giorni nessuno dei due iniziò la battaglia in quanto a nessuno dei due conveniva attaccare. I Franchi appiedati non potevano attaccare un esercito a cavallo senza scompaginare le proprie file e d'altra parte i cavalieri mussulmani sarebbero stati in difficoltà ad affrontare le strette falangi dei Franchi.
Alla fine furono le bande indisciplinate dei Berberi ad attaccare. I Franchi allora sostennero fermamene l'urto delle cariche di cavalleria che si succedettero per tutta la giornata.
A un certo punto ,verso la fine della giornata, nelle file arabe si diffuse la falsa notizia che alcuni Franchi avevano aggirato le posizioni e si erano introdotti nel campo mussulmano dove si trovavano le prede di guerra. Un certo numero di cavalieri mussulmani allora volle dirigersi verso gli accampamenti. Abd al Rahman vide il pericolo e si precipitò in prima fila per dissuadere i propri combattenti da una mossa tanto avventata. Si trovò però a un certo punto circondato da guerrieri nemici e cadde trafitto dalle lance. I Franchi non si resero conto di chi avessero abbattuto.
A un certo punto ,verso la fine della giornata, nelle file arabe si diffuse la falsa notizia che alcuni Franchi avevano aggirato le posizioni e si erano introdotti nel campo mussulmano dove si trovavano le prede di guerra. Un certo numero di cavalieri mussulmani allora volle dirigersi verso gli accampamenti. Abd al Rahman vide il pericolo e si precipitò in prima fila per dissuadere i propri combattenti da una mossa tanto avventata. Si trovò però a un certo punto circondato da guerrieri nemici e cadde trafitto dalle lance. I Franchi non si resero conto di chi avessero abbattuto.
La notte separò i contendenti e ciascuno si ritirò nei propri accampamenti. La morte dell'emiro poneva ai mussulmani una gravissimo problema. Il loro non era un esercito regolare come quelli moderni o quelli romani nei quali, caduto un generale, se ne nominava subito un altro. Si trattava di truppe raccogliticce, tenute insieme dal prestigio personale dell'emiro che riusciva a imporre la disciplina e non senza difficoltà, come abbiamo prima visto. La morte del condottiero metteva in pericolo la disciplina e pertanto la salvezza stessa dell'esercito ed era abbastanza normale in queste condizioni, in quei tempi, che caduto il capo, l'intero esercito si ritirasse. Pertanto i mussulmani che, comunque, avevano già raccolto una notevole preda, presero la decisione più opportuna: ritirarsi. Nella notte, silenziosamente, senza che i loro nemici se ne accorgessero, lasciarono le tende e si ritirarono con tutto quello che potevano portare con loro.
All'alba, alle prime luci del mattino, i Franchi si schierarono ancora in ordine di battaglia sicuri di dovere ancora affrontare le terribili cariche di cavalleria dei nemici. Ma nell'incerta luce del mattino non si vedevano nemici e gli accampamenti di fronte a loro apparivano vuoti. Naturalmente non sapendo della morte dell'emiro e degli avvenimenti della notte, essi pensarono a un tranello temendo di vederli sbucare da chi sa dove. Gli esploratori subito inviati riferirono effettivamente che gli accampamenti erano vuoti. Cercarono allora dappertutto, fra boschi e valli dove quei temibili cavalieri potevano essersi nascosti ma nulla, non erano da nessuna parte.
I Franchi non potevano inseguire i nemici tanto più mobili sui loro cavalli e non ne avevano nè la voglia nè la necessità: bastavano loro che quel flagello si fosse allontanato. L'esercito si smobilitò rapidamente, tutti tornarono alle loro case contenti di non dover più affrontare quel terribile flagello.
In seguito la battaglia di Poitiers fu celebrata come una grande vittoria della cristianità sull'Islam. La cavalleria nei secoli seguenti si impadronì di essa rivendicandola come propria gloria: in realtà ai tempi di Poiters la cavalleria non esisteva ancora. Nacque una leggenda esaltatrice i cui primi momenti possiamo vedere nella cronaca di S. Denis. Tuttora incontriamo molte fantasiose ricostruzioni della battaglia che non hanno alcun fondamento storico.
Dal punto di vista scientifico della ricerca storica mettiamo in risalto alcuni punti:
A) Non si è trattato propriamente di una sconfitta mussulmana: essi si ritirarono semplicemente per la morte accidentale del loro condottiero e non perchè battuti in campo.
B) Non fu vissuta dai protagonisti, specialmente da parte cristiana come di una guerra religiosa. La fonte cristiana di S. Isidoro non definisce mai i Franchi come "cristiani" ed usa definizioni geografiche e non religiose: si parla di "uomini del nord " e anche curiosamente di "europei", termine del tutto insolito, per distinguere i combattenti di Carlo da quelli che venivano dal sud e dall'Africa in riferimento ai Berberi dell'emiro.
C) La battaglia ebbe modesta eco: in realtà attualmente abbiamo solamente una fonte cristiana e una mussulmana che ne parlano in modo attendibile e in ambedue i casi il fatto d'armi non assume particolare rilievo. D'altra parte dobbiamo tener conto della estrema povertà culturale dell'Europa del tempo, per cui tutti i fatti storici del periodo hanno pochissimi riscontri scritti.
Generalmente si ritiene che la battaglia di Poitiers rientri nel numero di quelle poche battaglie della storia da cui è dipesa la sorte del mondo. Infatti se i musulmani avessero dilagato in Francia avrebbero potuto raggiungere l'Italia e Roma, sede del pontefice, avrebbero potuto convertire all'Islam tutta la Europa barbarica appena e superficialmente guadagnata al cristianesimo e quindi la storia del mondo sarebbe stata diversa.
A) Non si è trattato propriamente di una sconfitta mussulmana: essi si ritirarono semplicemente per la morte accidentale del loro condottiero e non perchè battuti in campo.
B) Non fu vissuta dai protagonisti, specialmente da parte cristiana come di una guerra religiosa. La fonte cristiana di S. Isidoro non definisce mai i Franchi come "cristiani" ed usa definizioni geografiche e non religiose: si parla di "uomini del nord " e anche curiosamente di "europei", termine del tutto insolito, per distinguere i combattenti di Carlo da quelli che venivano dal sud e dall'Africa in riferimento ai Berberi dell'emiro.
C) La battaglia ebbe modesta eco: in realtà attualmente abbiamo solamente una fonte cristiana e una mussulmana che ne parlano in modo attendibile e in ambedue i casi il fatto d'armi non assume particolare rilievo. D'altra parte dobbiamo tener conto della estrema povertà culturale dell'Europa del tempo, per cui tutti i fatti storici del periodo hanno pochissimi riscontri scritti.
Generalmente si ritiene che la battaglia di Poitiers rientri nel numero di quelle poche battaglie della storia da cui è dipesa la sorte del mondo. Infatti se i musulmani avessero dilagato in Francia avrebbero potuto raggiungere l'Italia e Roma, sede del pontefice, avrebbero potuto convertire all'Islam tutta la Europa barbarica appena e superficialmente guadagnata al cristianesimo e quindi la storia del mondo sarebbe stata diversa.
Alcuni storici invece ridimensionano sostanzialmente la portata della battaglia. Ritengono infatti che i musulmani fossero semplicemente dei predoni che non avevano nè i mezzi nè la volontà di invadere veramente l'Europa cristiana. Infatti essi si ritirarono alla prima difficoltà e non ritentarono più l'impresa in seguito. D'altra parte sarebbe stata insormontabile la resistenza delle popolazioni europee che erano ancora barbare ma proprio per questo bellicose e forti.
Da parte nostra consideriamo fondate queste osservazioni ma riteniamo soprattutto che non si possano prevedere le conseguenze a lungo termine di un fatto storico.
Da parte nostra consideriamo fondate queste osservazioni ma riteniamo soprattutto che non si possano prevedere le conseguenze a lungo termine di un fatto storico.