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martedì 12 aprile 2016

"La femmina cruda che sugge il sangue": all'origine della stregoneria e della demonologia ma anche dell'antifemminismo

 LILIT (detta anche LILITH e LILITEA) è un demone di sesso femminile, generalmente notturno, che ha avuto un grande sviluppo nel giudaismo talmudico e medievale e che molto tempo dopo nel contesto di SUPERSTIZIOSE CREDENZE strutturate sul piano di un crescente ANTIFEMMINISMO appunto come DEMONE FEMMINILE andò ad accostare i DEMONI con cui avrebbero interagito le STREGHE nel corso dei loro rituali.
L'origine del demone può essere riportata alla Babilonia e a Sumer.
In accadico esiste un demone femminile detto Lilitu: in ebraico il nome è stato certamente sentito connesso con laylah cioè "notten". Nell'Antico Testamento la figura di Lilit è documentata con sicurezza in Isaia (34, 14).
Lilit appare anche in uno scongiuro trovato ad Arslan Tash (l'antica Hadattu) su una tavoletta del sec. VII. a. C. Qui il nome del demone, certamente femminile, appare nella forma Lili, ma l'identificazione è certa anche se non si ammette la caduta di una t finale.
In questo testo essa riceve gli attributi di predatrice e distruttrice.
Nella letteratura midrashica si trova una leggenda secondo cui Adamo, una volta saputo che sarebbe dovuto morire, non volle più accostarsi ad Eva; allora Lilit, presa dalla sua bellezza, si accostò ad Adamo e generò da lui molti demoni, maschi e femmine, che invasero tutta la terra. Nella credenza popolare "Lilit" assale gli uomini che dormono soli, acquisendo connotati vampireschi che la innestano sul vasto tema del culto del sangue sia malefico che benefico. 
La LAMIA, con cui si imparenta il VAMPIRO per così dire occidentale, è invece un antico termine della favolistica greca (antic. làmmia) che stava ad indicare un Mostro mitologico, immaginato per lo piú con corpo di serpente e testa di donna che, secondo antiche credenze popolari, elleniche e non, riprese in età romana e quindi rinvigorite con nuova linfa favolosa in epoca medievale, usciva di notte dai boschi e dai crepacci per divorare i bambini e suggerne il sangue.

Secondo ISIDORO di Siviglia (Etym., VIII, XI, 102) le LAMIE sarebbero stati mostri così definiti dalla tradizione per la loro abitudine di dilaniare i fanciulli, mentre la Bibbia nelle Lamentazioni 4, 3 registra la profezia per cui anche le Lamiae nudaverunt mammam, lactaverunt catulos suos cioè le Lamie si scoprirono le mammelle ed allattarono i loro piccoli anche se in verità all’interpretazione mitica della femmina mostruosa o LAMIA parecchi interpreti preferiscono l’identificazione naturalisticamente plausibile di LAMIA = Sciacallo] .
Sull'evoluzione iconografica e mitologica della LAMIA in ambiente cristiano concorrono comunque le forti interferenze culturali con l'immagine della più "letteraria" e assolutamente pagana ARPIA la cui proprietà di accedere al dono malefico del VOLO MAGICO finisce, nella letteratura quanto nella trasposizione figurativa, per essere attribuito anche all'immagine della LAMIA.