Un "Calendario di Festività" che "nei tempi barbari" (si fa per dire!) era detto semplicemente "Il Manerbio" da Nicolò Manerbi [1422-1481] (volgarmente Manerbio), autore di una celebre "volgarizzazione/traduzione" a stampa, ovvero il qui intieramente digitalizzato "Leggendario delle vite de' santi. Composto dal R.P.F. Giacobo di Voragine, ... tradotto già per il R.D. Nicolo Manerbio. Nuouamente ridotto a miglior lingua, riformato, purgato da molte cose souerchie, arricchito de' sommarij, di vaghe figure ornato, e ristampato. Con l'aggiunta di calendario, lunario, & feste mobili ..." (In Venetia: appresso Alessandro Griffio, 1584).
Jacopo da Varazze (Varazze 1228 - 1298 ), chiamato anche Jacopo o Giacomo da Varagine, fu un frate domenicano scrittore in latino di leggende e cronache.
Entrò nell'ordine nel 1244 e nel 1265 diventò priore del proprio convento: due anni dopo fu nominatore provinciale per la Lombardia.
Dal 1292 fu vescovo di Genova fino al 1298 anno della sua morte.
Entrò nell'ordine nel 1244 e nel 1265 diventò priore del proprio convento: due anni dopo fu nominatore provinciale per la Lombardia.
Dal 1292 fu vescovo di Genova fino al 1298 anno della sua morte.
La sua fama si deve ad una raccolta di vite di santi, scritta tra il 1255 e il 1266 dal titolo "Legenda Aurea" ("Legenda sanctorum"). L'opera, che fu scritta in latino ma in seguito diffusa in versione volgarizzata, esercitò grande influenza sulla successiva letteratura religiosa e svolse il ruolo di basilare fonte iconografica per numerosi artisti.
Sempre in latino compilò una Cronaca genovese ("Chronicon ianuense"), che tratta della storia di Genova dalle origini al 1297 e in volgare scrisse "Sermoni moraleggianti".
Sempre in latino compilò una Cronaca genovese ("Chronicon ianuense"), che tratta della storia di Genova dalle origini al 1297 e in volgare scrisse "Sermoni moraleggianti".
Aprosio ne ebbe una conoscenza approfondita attesa la presenza, tuttora, tra gli incunaboli della biblioteca ventimigliese di quattro opere di J. da Varagine, fra cui appunto la "Legenda Aurea".
Ma il Manerbio, intuendo che quell'opera così letta e così ricca di dettagli (indubbiamente favolosi quanto affascinanti) su Santi e Beati avrebbe meritato una ancor più vasta diffusione, ne allestì come scritto sopra la traduzione.
In genere molti stampatori nel preparare Lunari e Calendari per andare incontro al gusto dei lettori (di quelli che se ne potevano permettere l'acquisto: spesso l'opera era posseduta solo dalla Chiese parrocchiali!) vi presero ad accorpare la traduzione del "Leggendario", che si era soliti leggere in gruppo nelle veglie o dopo il desinare...
anche per rammentare tre scomparsi amici di Ventimiglia (IM), cui l'intiero lavoro qui proposto è dedicato, come vi si legge in calce: cioè Don Mario Trivini, Don Maurizio Michelotto e Don Giovanni Battista Colucci...