Fonte: Wikidata |
Natale Conti, menzionato alla latina Natale De Comitibus, nacque a
Milano nel 1520, studiò a Venezia e fu precettore di Francesco
Panigarola, compose per Cosimo de' Medici un poemetto in esametri sulle
Ore del giorno e compilò la traduzione di alcuni classici tra cui
appunto Athenaei Dipnosophistarum siue Coenae sapientum libri 15.
Le Mythologiae sono però la sua opera più conosciuta che contò numerose riedizioni: dopo la prima, edita da Manuzio nel 1551 e ristampata ancora ai tempi del Conti nel 1568 con dedica a Carlo IX re di Francia e nel 1581 con chiose di Geoffroy Linoicer. Alla Civica Biblioteca Aprosiana di Ventimiglia (IM) si custodiscono le Natalis Comitis Mythologiae, sive Explicationis fabularum, libri decem: in quibus omnia prope naturalis & moralis philosophiae dogmata contenta fuisse demonstratur ..., Coloniae Allobrogum: Crespin, Samuel, (1612).
Sebbene poco sia noto della vita dell'autore, le dediche costanti a Carlo IX farebbero supporre un suo soggiorno in Francia, ove l'opera ebbe immediata e duratura fortuna (la prima traduzione in francese è del 1604), già nell'ambiente della Pleiade, Ritroviamo così gli dei di Conti ad esempio nell'entrata trionfale di Carlo IX a Parigi del 1572 e nell'incoronazione di Elisabetta d'Austria dello stesso anno.
Rispetto ai mitografi contemporanei, Conti, pur utilizzando fonti analoghe, si dimostra più attento alla letteratura greca degli epigrammi, agli idilli e all'ekphrasis e predilige un tipo di narrazione del mito più legato a modelli letterari che puramente filologici o divulgativi.
Nell'introduzione, infatti, dedica un lungo paragrafo al significato delle favole antiche, al loro metodo di composizione, agli artifici della retorica ispirandosi al noto motivo dell'ut pictura poesis. Anche all'interno del libro, a differenza di Giraldi e Cartari, abbondano spiegazioni allegoriche dei miti, condotte secondo i tre metodi indagati da Seznec: l'esegesi storica, morale e fisica, con sfumature neoplatoniche più accentuate rispetto a quelle riportate dai suoi colleghi.
da Cultura-Barocca
Le Mythologiae sono però la sua opera più conosciuta che contò numerose riedizioni: dopo la prima, edita da Manuzio nel 1551 e ristampata ancora ai tempi del Conti nel 1568 con dedica a Carlo IX re di Francia e nel 1581 con chiose di Geoffroy Linoicer. Alla Civica Biblioteca Aprosiana di Ventimiglia (IM) si custodiscono le Natalis Comitis Mythologiae, sive Explicationis fabularum, libri decem: in quibus omnia prope naturalis & moralis philosophiae dogmata contenta fuisse demonstratur ..., Coloniae Allobrogum: Crespin, Samuel, (1612).
Sebbene poco sia noto della vita dell'autore, le dediche costanti a Carlo IX farebbero supporre un suo soggiorno in Francia, ove l'opera ebbe immediata e duratura fortuna (la prima traduzione in francese è del 1604), già nell'ambiente della Pleiade, Ritroviamo così gli dei di Conti ad esempio nell'entrata trionfale di Carlo IX a Parigi del 1572 e nell'incoronazione di Elisabetta d'Austria dello stesso anno.
Rispetto ai mitografi contemporanei, Conti, pur utilizzando fonti analoghe, si dimostra più attento alla letteratura greca degli epigrammi, agli idilli e all'ekphrasis e predilige un tipo di narrazione del mito più legato a modelli letterari che puramente filologici o divulgativi.
Nell'introduzione, infatti, dedica un lungo paragrafo al significato delle favole antiche, al loro metodo di composizione, agli artifici della retorica ispirandosi al noto motivo dell'ut pictura poesis. Anche all'interno del libro, a differenza di Giraldi e Cartari, abbondano spiegazioni allegoriche dei miti, condotte secondo i tre metodi indagati da Seznec: l'esegesi storica, morale e fisica, con sfumature neoplatoniche più accentuate rispetto a quelle riportate dai suoi colleghi.
da Cultura-Barocca