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martedì 2 febbraio 2016

La novella Zenobia

 
 
Hesther Lucy Stanhope (1776-1839) è stata una nobile viaggiatrice (anche avventuriera), britannica, divenuta famosa per le movimentate vicende della sua vita in Medio Oriente, una terra straordinaria che solo da tempi recenti e soprattutto da fine '700 e primi '800 cominciò a rivelare ai suoi primi scientifici esploratori il suo fascino leggendario e lo splendore dei suoi reperti archeologici. 
 
Lady Esther Stanhope fu proclamata regina di Palmira, l'antica Tadmor, da alcune tribù di beduini; prima di divenire una sorta di profetessa tra le comunità druse in Libano. 
 
La "Revue des Deux Mondes", nel 1845, la descrisse come "regina di Tadmor, maga, profetessa, patriarca, capo arabo, morta nel 1839 sotto il tetto del suo palazzo sgangherato e in rovina a Djîhoun, in Libano". 
 
Esther Stanhope era figlia dello scienziato Charles Stanhope, III conte di Stanhope e di Hester Pitt, sorella del primo ministro britannico William Pitt il giovane. 
 
"Giovane, bella e ricca", secondo la descrizione di Lamartine in "Le Voyage en Orient", ella viaggiò in Europa a partire dal 1806 prima di visitare il Medio Oriente: quindi, Gerusalemme, Damasco, Aleppo, Homs (che è poi da identificare con l'antica Emesa in Siria, celebre per il culto solare del Dio El Gabal) e in particolare Baalbeck (Baalbek l'antica Eliopoli o "città del sole" di cui il Robinson  ha lasciato un'esaustiva descrizione in dettaglio, soffermandosi sulla descrizione del "Gran Tempio del Sole"); e soprattutto Palmira, dal nome originario di Tadmor, la grande città sita, con sua fortuna economica, al crocevia dei grandi commerci tra l'Impero di Roma, quello dei Parti e l'Estremo Oriente. 
 
Il celebre letterato francese Lamartine di lei scrisse: ... numerose tribù erranti di arabi che avevano facile accesso a queste rovine, si sono riuniti intorno alla sua tenda, in numero di quaranta o cinquanta mila, e incantati dalla sua bellezza, dalla sua grazia e magnificenza, la proclamarono regina di Palmira, ed ella in cambio sottoscrisse un documento secondo il quale ogni europeo, sotto la sua protezione, avrebbe potuto tranquillamente venire a visitare il deserto e le rovine di Baalbek e di Palmira, a condizione di impegnarsi a pagare un tributo di mille piastre". 
 
Come regina di Palmira fu considerata una novella Zenobia. 
 
Dopo molti viaggi e avventure, Lady Esther si stabilì nel paese dei drusi. Secondo Lamartine (Le Voyage en Orient, 1835), il Pasha di San Giovanni d'Acri, Abdala Pasha, le concesse il villaggio di Joun/Djîhoun, dove, sulle cime solitarie delle montagne del Libano, ella si fece costruire un palazzo con giardino. A seguito delle folli spese fatte, finì in rovina, ma acquisì presso i drusi fama di "profetessa". Lamartine descrive il suo dialogo con lei, durante il quale ella raccontò della sua fede, una miscela di cristianesimo e di tradizioni orientali: una sorta di sincretismo, argomento su cui in una sua lettera al Lamartine concordò anche un altro celebre visitatore della donna, Luigi Augusto di Thivac, Visconte di Marcellus, che le dedicò un intero capitolo delle sue "Rimembranze intorno all'Oriente". 
 
Lady Ester Stanhope morì - come sopra accennato - in miseria, nel suo palazzo diroccato, nel giugno del 1839.  Fu in seguito la fonte di ispirazione esplicita del personaggio di Althestane Orlof nel romanzo di Pierre Benoît La Châtelaine du Liban (1924).