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martedì 25 agosto 2015

Verso l'epilogo della caccia alle streghe

  

Anche se nel contesto di un’opera antifemminista propria dell’ambiente libertino veneziano, come lo Scudo di Rinaldo I, l’erudito seicentesco Angelico Aprosio - “il Ventimiglia” - ebbe occasione di menzionare fatti ritenuti realmente accaduti, che si si sarebbero coniugati al tema delle Streghe antropofaghe e/o mangiatrici di bambini e che a sua volta sarebbero stati in correlazione con le così dette “Streghe Vampiro” e comunque alla civiltà del sangue sia malefico che benefico.


In questa parte del suo lavoro, oltre che a scritti più recenti come le “Dissertazioni sulla Magia” di M. A. Del Rio, e nonostante le rinnovate tecniche investigative in merito a possibili varie forme demoniache del XVII secolo, secolo che potrebbe meglio definirsi della SECONDA O NUOVA CACCIA ALLE STREGHE, Aprosio si rifà anche, da autentico indagatore dell’incubo e comunque da serio ricercatore, al vecchio e superato Malleus Maleficarum e specificatamente al Formicarius del Nider che lo completa per cui nella varia casistica delle streghe (vedi indice) sarebbero state in particolare le streghe antropofaghe preposte all’infanticidio onde ricavarne elementi per produrre il famigerato “Unguento delle Malefiche” su cui ebbe a dissertare anche la letteratura dotta e nel caso G. B. Della Porta.

Non deve meravigliare l’interesse aprosiano perché stante la supposta connessione tra Streghe Antropofaghe e Streghe Ostetriche.

Di queste ultime Aprosio, in qualità di Vicario della Santa Inquisizione per la Diocesi di Ventimiglia (IM), dovette occuparsi in concomitanza con una grande quantità di altri problemi e quesiti che spesso lo lasciarono perplesso anche a fronte dei deteriorati rapporti tra Stato e Inquisizione al punto che -autore più menzionato che studiato in effetti- mascherò molte delle sue osservazioni in materia inquisitoriale entro una sua opera la Grillaia banalmente giudicata scritto a carattere moralistico-satirico ma che ad una lettura seria rivela sotto l’iridescente apparenza osservazioni importanti sui temi inquisitoriali ufficiali, con cui invero, dando prova di autonomia ed avvedutezza, non sempre egli concordava.

In merito a quanto sopra detto su “Streghe/Streghe antropofaghe / Streghe Ostetriche” si trovò a dibattere con discernimento un caso tanto poco noto oggi quanto clamoroso alla sua epoca vale a dire quello di tal Maria Toscana Strega Ostetrica di Vallebona: che avrebbe praticato però soprattutto l’omphalomantia.
A titolo esemplificativo della sua citata autonomia di pensiero basta menzionare, fra altre sue cose qui leggibili e spesso in contraddittorio con secolari convinzioni, anche il coraggio che nell’opera ostenta nel demotivare una postulazione di S. Tomaso d’Aquino in merito al tema dell’incesto/stupro secondo lui -e giustamente- tanto frequente quanto coperto dall’omertà delle famiglie cosa che dovrebbe altrettanto far meditare sulla revisione delle viete accuse di antifemminismo che effettivamente ebbe in gioventù specie avverso quella femminista ante litteram che fu Arcangela Tarabotti ma che certamente dimensionò alquanto attraverso una lunga maturazione, anche come letterato ma soprattutto giudice ecclesiastico sapientemente capace di discernere, come ad esempio nel caso delle monacazioni forzate che ebbe l’ardire contro il suo stato di ecclesiastico di
denunziare giudicandole un illecito abuso dei padri di famiglia.

Al di là di una letteratura che sul tema orrorifico e del vampirismo anticipa e di molto l’opera dei narratori ottocenteschi occorre dire che quello che Aprosio scrisse anche sotto gli effetti di nuovi incredibili dati susseguenti all’esplorazione del Nuovo Mondo e che parimenti raccolse specie, ma non solo in merito alla vicenda di Dracul l’Impalatore, per quanto apparentemente incredibile altri non era che una fra i poliedrici aspetti delle tante storie che caratterizzarono gli splendori, ma anche le molte ombre dell’età intermedia.

da Cultura-Barocca