Verso l'epilogo della caccia alle streghe
Anche se nel contesto di un’opera antifemminista propria dell’ambiente libertino veneziano, come lo Scudo di Rinaldo I,
l’erudito seicentesco Angelico Aprosio - “il Ventimiglia” - ebbe occasione
di menzionare fatti ritenuti realmente accaduti, che si si sarebbero
coniugati al tema delle Streghe antropofaghe e/o mangiatrici di bambini e
che a sua volta sarebbero stati in correlazione con le così dette
“Streghe Vampiro” e comunque alla civiltà del sangue sia malefico che
benefico.
In questa parte del suo lavoro, oltre che a scritti più recenti come le “Dissertazioni sulla Magia” di M. A. Del Rio, e nonostante le rinnovate tecniche investigative in merito a possibili
varie forme demoniache del XVII secolo, secolo che potrebbe meglio definirsi della SECONDA O NUOVA CACCIA ALLE STREGHE, Aprosio si rifà anche, da autentico indagatore dell’incubo e comunque da serio ricercatore, al vecchio e superato Malleus Maleficarum e specificatamente al Formicarius
del Nider che lo completa per cui nella varia casistica delle streghe
(vedi indice) sarebbero state in particolare le streghe antropofaghe
preposte all’infanticidio onde ricavarne elementi per produrre il
famigerato “Unguento delle Malefiche” su cui ebbe a dissertare anche la
letteratura dotta e nel caso G. B. Della Porta.
Non deve meravigliare l’interesse aprosiano perché stante la supposta connessione tra Streghe Antropofaghe e Streghe Ostetriche.
Di queste ultime Aprosio, in qualità di
Vicario della Santa Inquisizione per la Diocesi di Ventimiglia (IM), dovette
occuparsi in concomitanza con una grande quantità di altri problemi e
quesiti che spesso lo lasciarono perplesso anche a fronte dei
deteriorati rapporti tra Stato e Inquisizione al punto che -autore più
menzionato che studiato in effetti- mascherò molte delle sue
osservazioni in materia inquisitoriale entro una sua opera la Grillaia
banalmente giudicata scritto a carattere moralistico-satirico ma che ad
una lettura seria rivela sotto l’iridescente apparenza osservazioni
importanti sui temi inquisitoriali ufficiali, con cui invero, dando
prova di autonomia ed avvedutezza, non sempre egli concordava.
In merito a quanto sopra detto su
“Streghe/Streghe antropofaghe / Streghe Ostetriche” si trovò a dibattere
con discernimento un caso tanto poco noto oggi quanto clamoroso alla
sua epoca vale a dire quello di tal Maria Toscana Strega Ostetrica di
Vallebona: che avrebbe praticato però soprattutto l’omphalomantia.
A titolo esemplificativo della sua citata autonomia di pensiero basta
menzionare, fra altre sue cose qui leggibili e spesso in contraddittorio
con secolari convinzioni, anche il coraggio che nell’opera ostenta nel
demotivare una postulazione di S. Tomaso d’Aquino in merito al tema
dell’incesto/stupro secondo lui -e giustamente- tanto frequente quanto
coperto dall’omertà delle famiglie cosa che dovrebbe altrettanto far
meditare sulla revisione delle viete accuse di antifemminismo che
effettivamente ebbe in gioventù specie avverso quella femminista ante
litteram che fu Arcangela Tarabotti ma che certamente dimensionò
alquanto attraverso una lunga maturazione, anche come letterato ma
soprattutto giudice ecclesiastico sapientemente capace di discernere,
come ad esempio nel caso delle monacazioni forzate che ebbe l’ardire
contro il suo stato di ecclesiastico di
denunziare giudicandole un illecito abuso dei padri di famiglia.
Al di là di una letteratura che sul
tema orrorifico e del vampirismo anticipa e di molto l’opera dei
narratori ottocenteschi occorre dire che quello che Aprosio scrisse
anche sotto gli effetti di nuovi incredibili dati susseguenti
all’esplorazione del Nuovo Mondo e che parimenti raccolse specie, ma non
solo in merito alla vicenda di Dracul l’Impalatore, per quanto
apparentemente incredibile altri non era che una fra i poliedrici
aspetti delle tante storie che caratterizzarono gli splendori, ma anche
le molte ombre dell’età intermedia.
da
Cultura-Barocca