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sabato 25 agosto 2018

Le Nuove Mura di Genova

Genova, Forte Tenaglia - Fonte: Wikipedia
Le Nuove Mura [di Genova] furono progettate e decise nel 1626 per sostituire le trincee e bastie provvisorie di terra e fascine, affrettatamente compiute lungo lo stesso percorso nel 1625, quando la Repubblica si era trovata in grave pericolo, minacciata dall'Armata franco-savoiarda; quindi in molti era sorta l'idea di rendere quelle opere campali più stabili e soprattutto permanenti per difendere la Superba città di Genova in modo definitivo, traducendole in una lunga cinta di mura bastionate. 

Genova in quel tempo era già munita di una ben robusta cinta bastionata, più evoluta rispetto alle antiche Mura medioevali, ma ormai incapace di contenere l'espansione continua dei borghi sempre più dilatati e soprattutto inadatta a proteggere la città e il porto dai tiri sempre più lunghi delle batterie del nemico.

"La settima cinta è quindi molto più ampia dell'area effettivamente abitata, che resta quella dei bastioni del 1536, e risponde all'esigenza di intercettare i crinali che scendono al mare e le vie d'accesso sia da levante che da ponente, comprendendo inoltre l'intero arco portuale, anche questo murato, dalla Lanterna al Molo." 

La Repubblica di Genova , in un quadro storico-politico segnato da profonde incertezze, aveva capito che era ormai tempo di affidare la difesa della propria indipendenza ad una efficiente organizzazione militare. Il sottile gioco politico delle alleanze non era più perseguibile a causa delle incertezze legate all'inaffidabilità di un alleato come la Spagna ed alle sempre più grandi ambizioni dei Savoia. 

La Spagna nella primavera del 1571 si era annessa il territorio di Finale con il proposito, poi rivelatosi inutile, di creare quello sbocco al mare tanto reclamato dalla regione della Lombardia. 
Il Ducato di Piemonte pure ambiva ad una ambiziosa possibilità di poter "raggiungere" il mare in un modo più agevole rispetto a Nizza e quindi Genova pareva essere sempre di una importanza strategica. 
Un terzo motivo, considerato da molti storici, con ragione, il più immediato e che dette l'avvio alla costruzione delle Nuove Mura, fu la breve guerra per il Marchesato di Zuccarello, fra il 1624 e il '25.

Nel mese di marzo del 1625, l'esercito piemontese ben organizzato, rapidissimo nelle manovre, conquistò ad uno ad uno tutti i castelli di confine. Caddero Ovada, Rossiglione, Voltaggio e altrettanto velocemente raggiunsero a Genova le notizie delle sconfitte, confuse e ingigantite per quel carattere ligure chiuso, pessimista per natura, ma certo non rassegnato a subire la resa. 

In aiuto alla Repubblica e al suo Porto questa volta giunse la squadra navale di Spagna, mentre fuori città spontaneamente, si organizzò una difesa provvisoria delle alture. "Tutti con grande ardore si posero all'opera" e guarnirono i monti di trincee, muri a secco, palizzate, lungo un percorso indicato da una Commissione di Esperti tra cui primeggiava Padre Vincenzo Maculano. 
Una linea fortificata, che seguiva il crinale della Lanterna fino alla Bastia di Peralto e di lì, attraverso il Castellaccio e lo Zerbino si congiungeva con le Mura Vecchie sopra il Bisagno. Queste opere seguite frettolosamente sotto la minaccia di un assedio che poi non si verificò, costituirono, durante gli anni che seguirono, un primo tracciato per l'opera definitiva delle Nuove Mura. 

L'opinione pubblica intanto si stava sempre più convincendo che, per una patria libera, era quindi indispensabile creare un immenso recinto onde poter dominare e non essere dominati, e che fosse e riuscisse il più ampio possibile. Si formò quindi un grosso dibattito, si chiese il parere di molti uomini illustri i quali intervennero, ognuno con una propria proposta, fino a quando finalmente fu decretata dal Senato, il 19 aprile del 1626, l'opera definitiva delle Nuove Mura.
L'opera definitiva delle Nuove Mura fu decretata dal Senato il 19 aprile del 1626. Il testo fu sottoscritto dal Senato "e siglato su uno dei due garandi rotoli, lunghi in tutto sei metri, dov'era stato disegnato in scala di palmi 1:1000 l'intero percorso con la forma di ogni bastione, eccetto, come precisa il documento, la parte 'sita alla bastia di Promontorio'. Quel tratto rimaneva sospeso, in attesa di un ulteriore esame per decidere se si dovesse lasciare l'antica fortezza 'fuori o dentro' le Nuove Mura." 

Per dare inizio alla fabbrica uno dei più gravi problemi era quello di come poter ottenere i denari necessari: quindi tutte le fabbriche private vennero sospese per avere abbondanza di 'mazzacani', e di materiali da costruzione come soprattutto di calce; tutti gli uomini della città dai 17 ai 20 anni ogni anno almeno dovevano lavorare dalle 6 ai 20 giorni scelti ad arbitrio; vennero messi a disposizione del cantiere sia muli che somari almeno 2 giorni su 6; vennero richiesti dei mattoni a seconda della disponibilità dei padroni di fornaci; tutti i 'camalli' della città e dei sobborghi dovevano partecipare almeno 16 giornate all'anno; e così via. 
Assicurati quindi i mezzi per avere il denaro, gli uomini e i materiali, l'8 novembre si riuniva una Commissione per collocare la prima pietra; si pensò che la Lanterna fosse il sito più idoneo, il simbolo della città oggi oramai perso poiché soffocato dal tempo, dal degrado e dall'incuria; fu scelto quel luogo poiché rappresentava la porta principale della città con i suoi baluardi destinati a guardarla, quasi a proteggerla. 
Venne celebrata la Messa sacra dall'Arcivescovo Domenico De Marini poi da tutto il Clero, dai religiosi, dalle confraternite, nonché dai Consoli di tutte le Arti. 
Una settimana dopo la cerimonia inaugurale, fu finalmente presentato al Senato il progetto per la costituzione del Magistrato delle Nuove Mura.
Il Magistrato si componeva di un Presidente e da sei membri scelti fra i nobili cittadini i quali, a turno di due, diventavano Deputati: ogni mattina si recavano solerti in un ufficio a loro assegnato presso il Palazzo Ducale per sbrigare le pratiche correnti "tra l'altre come saldare li conti e sottiscrivere li mandati della fabbrica perché possano esser pagati da quel Magistrato di Azenda che a questa impresa deve imporsi." Un altro membro era Deputato alla fabbrica e il suo incarico consisteva di andare in cantiere per visitare i lavori e decidere e ordinare cose lievi e di poter "castigare fino a due tratti di corda li operai delinquenti e farli carcerare." Il Magistrato inoltre disponeva di un cancelliere, un sottocancelliere, un sindaco, due targette (uscieri), un bargello, ed era autorizzato ad assumere tanti soprastanti (assistenti ai lavori) quanti ne poteva avere bisogno. 

Al Magistrato delle Nuove Mura si era aggiunto un Magistrato dell'Erario o d'Azenda formato da cinque nobili cittadini che avevano l'importante compito di amministrare i finanziamenti finché la fabbrica non fosse finita; collaboravano con essa un cancelliere ed un cassiere. L'istituzione formatasi quindi restò tale fino a quando la fabbrica delle Nuove Mura potrà essere dichiarata finita. Cominciarono finalmente le costruzioni presso la Lanterna e sul Bisagno ma i lavori procedevano assai lentamente. 

Nel frattempo, si riconosceva l'importanza di difendere in modo adeguato il settore murario verso il Bisagno. 

Dopo l'impulso iniziale, dai vivaci dibattiti sulla progettazione fino alla cerimonia di posa della prima pietra alla Lanterna, sembra che la fabbrica subì un periodo di rallentamento, che permase per quasi due anni fino a quando nell'aprile del 1630 si elesse un nuovo Magistrato delle Mura: Giacomo Lomellini, colui che, in qualità di Doge, aveva posto la prima pietra sotto la Lanterna. 
Il 20 maggio 1630 venne eletto Architetto e Capo d'Opera il Maestro Bartolomeo Bianco, poiché fu necessario disporre di un architetto, non distratto da altre occupazioni, che avesse l'incarico di vigilare che tutto il lavoro fosse eseguito secondo il disegno approvato e a regola d'arte, mentre un mese prima venne nominato alla direzione della fabbrica delle Mura, il Deputato Ansaldo De Mari che aveva già lavorato per la Repubblica quando diresse i tracciamenti per le Nuove Mura, seguendo i consigli del Domenicano Padre Vincenzo Maculano da Fiorenzuola il quale, in seguito, lascio` la sua mirabile impronta progettando il recinto del Gianicolo a Roma e le Fortificazioni di Malta. 
La guerra che era iniziata nel 1626, dopo un gran variare di eventi, finalmente fini` nel 1630 con la morte di Carlo Emanuele; si stabili` la pace e i Genovesi si convinsero sempre di più di condurre a termine il progetto della grande cinta bastionata e muraria iniziata in realtà senza un disegno definitivo. 

Quindi solo nell'aprile del 1630 venne approvato dal Senato il "Disegno delle Nuove Mura della Città di Genova approvato dai Serenissimi Collegi con Decreto del 19 aprile 1630"; è un disegno compreso in due ampi rotoli di carta, contrassegnati rispettivamente come parte I e parte II, in uno dei quali e` rappresentato, con semplice linea, il tracciato dalla Lanterna a Peralto e nell'altro dalla punta di Peralto fino al Bisagno. Questi disegni furono eseguiti senza alcuna descrizione di misura e di quota, ma indicano l'intero perimetro con le cortine e i bastioni poi fedelmente realizzati. Inoltre rappresenta una stesura quasi definitiva da assegnare al tracciato murario, poiché il progetto venne approvato con riserva: ancora non era stato deciso il percorso, che dovevano seguire le Mura dalla parte degli fino al monte Peralto. 

Questa incertezza provoco` un dibattito nel quale emerse la brillante personalità di Frate Vincenzo Maculano da Fiorenzuola, un dottissimo uomo religioso dell'Ordine dei Domenicani, maestro indiscusso nell'arte delle Fortificazioni che "... veniva sovente consultato e più sovente ancora incaricato di dare disegni di fortezza, che si eseguivano poi dagli Architetti, sotto la sua direzione". 
Fu infine confermata l'ipotesi di far passare le Nuove Mura sul Promontorio e finalmente fu presentato un calcolo, una stima dall'Architetto Bartolomeo Bianco e dall'Ingegnere Bastiano Ponzello che rimase definitivo poi nell'ottobre del 1631 quando si decise di attenersi al primitivo progetto: fu poi "suffragata da un'ultima relazione di Padre Don Giovanni de Medici in data 20 ottobre 1631 pienamente approvata dal Senato il 20 dicembre 1631". Finalmente il 19 dicembre 1631 si potevano contare 22 lotti dati in appalto in diversi punti della lunga cinta. Per capire meglio le modalità tecniche ed amministrative seguite durante la costruzione delle Mura seguiamo il Capitolato che C. Bruzzo ha descritto grazie ai documenti che ha trovato nell'Archivio di Stato di Genova contenuti nelle filze "Nuove Mura, anni 1630-1631-1632".

da Cultura-Barocca