In un Papiro di Ossirinco ( XI, n.1381 della prima metà del II secolo d. C. edito da Grenfell ed Hunt e ripreso da W.Schubart in Einfurhung in die Papyruskunde, Berlino, 1918, pp.157 sgg.) si elenca un miracolo del dio Imouthes - Asclepio [in contesto cristiano queste "forme" di potenza divina terapeutica furono confuse con vecchi culti per demoni e forze oscure: come l'INCUBATIO (v. Incubo) o sonno terapeutico presso un luogo o recinto sacro o più spesso ancora un bosco sacro, spesso conservato nelle chiese primigenie dai cristiani fin oltre il mille, specie nelle zone rurali più arretrate, nonostante le proteste e gli anatemi dei vescovi> per eccellenza durante l'Impero di Roma assimilato il culto del greco Asclepio in quello del dio taumaturgo romano Esculapio il luogo per eccellenza dove si praticava l'incubatio e dove spesso si manifestava la potenza dell'aretalogia era la sede del tempio di Esculapio che a Roma costituiva un sito monumentale che sorgeva sull'Isola Tiberina*: tuttavia si trattava di un fenomeno estremamente esteso...].
Nel testo di Ossirinco sopra menzionato si legge: "Era notte, quando ogni essere vivente giace nel sonno tranne i sofferenti, e la divinità appare con maggiore efficacia, e violenta mi bruciava la febbre, ed ero squassato dall'asma, dalla tosse, e dal dolore che mi saliva dal fianco; con il capo appesantito dalla pena scivolavo nell'incoscienza del sonno; e mia madre perché accanto al figlio, giacché è per natura amorosa, soffrendo per i miei tormenti sedeva non concedendosi neppure un attimo di sonno. Poi improvvisamente vide - né sogno né sonno - giacché gli occhi erano immobili ed aperti, benché non vedessero chiaramente, in quanto una apparizione divina le si presentò spaventandola e impedendole di distinguere con facilità sia lo stesso dio sia i suoi ministri. Solo che c'era una figura di statura più che umana avvolta in splendida veste di lino che portava nella mano sinistra un libro, e dopo avermi soltanto guardato dalla testa ai piedi due o tre volte, scomparve. Ella quando tornò in sé ancora tremante cercava di svegliarmi. Avendomi trovato senza febbre e gocciolante di sudore, fece atto di ossequio all'apparizione del dio, e detergendomi mi rese più lucido. E quando presi a parlare con lei ella decise di rivelarmi il prodigio del dio, ma io prevenendola le raccontai tutto per primo; infatti quanto ella vide con la visione io vidi in sogno. E cessatimi i dolori al fianco ed datomi il dio ancora una cura lenitiva, proclamai i suoi benefici".
Nel testo di Ossirinco sopra menzionato si legge: "Era notte, quando ogni essere vivente giace nel sonno tranne i sofferenti, e la divinità appare con maggiore efficacia, e violenta mi bruciava la febbre, ed ero squassato dall'asma, dalla tosse, e dal dolore che mi saliva dal fianco; con il capo appesantito dalla pena scivolavo nell'incoscienza del sonno; e mia madre perché accanto al figlio, giacché è per natura amorosa, soffrendo per i miei tormenti sedeva non concedendosi neppure un attimo di sonno. Poi improvvisamente vide - né sogno né sonno - giacché gli occhi erano immobili ed aperti, benché non vedessero chiaramente, in quanto una apparizione divina le si presentò spaventandola e impedendole di distinguere con facilità sia lo stesso dio sia i suoi ministri. Solo che c'era una figura di statura più che umana avvolta in splendida veste di lino che portava nella mano sinistra un libro, e dopo avermi soltanto guardato dalla testa ai piedi due o tre volte, scomparve. Ella quando tornò in sé ancora tremante cercava di svegliarmi. Avendomi trovato senza febbre e gocciolante di sudore, fece atto di ossequio all'apparizione del dio, e detergendomi mi rese più lucido. E quando presi a parlare con lei ella decise di rivelarmi il prodigio del dio, ma io prevenendola le raccontai tutto per primo; infatti quanto ella vide con la visione io vidi in sogno. E cessatimi i dolori al fianco ed datomi il dio ancora una cura lenitiva, proclamai i suoi benefici".
*A Roma il primo del mese di gennaio gennaio si festeggiava la fondazione di due templi sull'Isola Tiberina [qui sopra].
Uno dei templi era dedicato all' antico dio Vediovis, l' altro al greco Asklepion, romanizzato in Aesculapius.
Il culto di Esculapio/Asclepio era stato introdotto a Roma nel 291 a.C.
In quell'anno la città era flagellata da una terribile pestilenza e i decemviri, dopo aver consultato i Libri Sibillini, decretarono che l' introduzione del culto di Esculapio di Epitauro '- divinità medica - avrebbe fatto cessare l' epidemia.
Ai pontefici toccò il compito di decidere dove e quando insediare il culto del dio Greco.
poiche non fu possibile ricevere da Epidauro il simulacro della divinità gli ambasciatori tornarono in patria con l'effigie di un serpente sacro attributo di Esculapio.
Secondo la tradizione romana, la divinità straniera doveva esser associata a un culto preesistente; fu per questo motivo che si stabilì di costruire il tempio di Esculapio sull'isola Tiberina dove già sorgeva quello di Vediovis, e di festeggiare il nuovo dio nel medesimo giorno.
In età tardoantica, con la cristianizzazione dell'impero, il tempio decadde e rovinò.
Tuttavia, in molti continuavano a frequentarlo per chiedere al dio taumaturgo grazie e guarigioni.
Vi praticavano l'antico rito dell'INCUBATIO, già caro a Esculapio: era una sorta di pratica divinatoria durante la quale i fedeli dormivano all'interno o sulla soglia del tempio e, attraverso i sogni che la divinità inviava loro, ottenevano rivelazioni e consigli per guadagnare la guarigione.
In seguito molte leggende medievali, soprattutto Vite di santi, presero a rammentare il decaduto tempio di Esculapio... [Marina Montesano, L'Isola della Salute, in "Medioevo" n.1, gennaio 1998]
da Cultura-Barocca