Un tratto dell'Ubaye - Foto: /www.provence7.com |
Il significato strategico del territorio dell'estremo ponente ligure - dell'attuale Ventimiglia (IM), in modo particolare - nella strutturazione difensiva eretta dai bizantini risentiva di distinte finalità.
In primo luogo siffatta postazione difensiva disegnava in maniera tangibile il confine marittimo dell'Italia di nord ovest.
In seconda istanza la località, e tutto il territorio a lei soggetto, rappresentava la retroguardia delle stazioni difensive di prima linea costituite dai centri di AURIATE e di BREDULO (Il Comitato di Auriate -Valloriate, Roccavione o Caraglio - occupava il territorio compreso tra il Po, le Alpi, lo spartiacque Stura-Gesso, la Stura, il Tanaro fino a Pollenzo incluso e una linea che da qui tornava al Po, passando a sud di Savigliano, appartenente al Comitato di Torino. Il Comitato di Bredulo - Breo o Breolungi - si estendeva a sud-est del primo, tra le Alpi, il Tanaro oppure il Tanaro-Corsaglia-Casotto e la Stura. Al pari del Comitato di Auriate anche questo reava la sua origine da organismi castrensi del tardo impero, se non già bizantini, che sin erano sovrapposti alle realtà amministrative dei decaduti municipi di Forum Germa[nici], di Pollentia, di Pedo e Augusta Bagiennorum. Sul territorio era peraltro ancora funzionale il percorso della via moneta che da Caburrum (Cavour) raggiungeva Pedo, passando per Barge, Envie, Busca e San Lorenzo di Caraglio donde una seconda si dirigeva verso Pollentia, passando per Centallo, Levaldigi, Genola, Savigliano, Marene e Roreto, oppure, secondo l'ipotesi del Coccoluto, per Centallo e Pilone Santa Lucia; più a nord un itinerario secondario metteva poi in relazione Pollentia con la via moneta Caburrum-Pedo, attraversando Savigliano e forse Saluzzo).
Verso il biennio 569-71 i Longobardi si valevano della Valle della Stura per spingersi a far saccheggi nelle Gallie: Una momentanea battuta d'arresto a questo loro espansionismo fu determinata dalla sconfitta che patirono a MUSTIAE CALMES alla confluenza dell'Ubayette nell'Ubaye.
Nel 571 i Longobardi avevano superato il Colle della Maddalena, seguendo cioè un tracciato viario analogo a quello di cui nel 572 si valsero i Sassoni per giungere a Estoublon donde si spinsero a saccheggiare Riez ed ulteriori centri. Questo percorso si individua analizzando sì la conformazione geografica della zona ma altresì analizzando quanto sancito da Gregorio di Tours (573) per agevolare il ritorno di queste genti alla sede di provenienza passando attraverso le Gallie: “Fecerunt ex se duos, ut aiunt, cunios, et unus quidem per Niceam urbem, alius vero per Ebredunensim venit, illam re vera tenentes viam, quam anno superiore tenuerant; coniunctique sunt in Avennico terreturio”. Essi procedettero con probabilità su due colonne ed una di queste risalì il corso della Stura, presso Pratolungo, e, per la Valle di Sant'Anna, il Colle della Lombarda e la Tinea-Varo, raggiungendo Nizza.
A tale centro pervennero anche, con le loro forze, vari duchi longobardi il cui arrivo è conosciuto in forza dell’episodio di Sant'Ospizio.
Precisare la data dell’evento non è sicuro la data, ma dovette verificarsi tra il 569-571 visto che Mario di Avenches scrisse che nel 569 i Longobardi "in finitima loca Galliarum ingredi praesumpserunt, ubi multitudo captivorum gentis ipsius venundati sunt": lo stesso autore tramandò anche, più o meno direttamente, la notizia della morte del patrizio Celso annotando che Amato, “qui nuper Celsi successor extiterat”, venne ucciso quando a capo delle sue forze aveva cercato di ricacciare i Longobardi invasori.
Il fatto d’armi è verisimilmente da collocare al 570 dato che nel 571 i Burgundi, a servizio militare del nuovo patrizio Mammolo, ottennero sui Longobardi proprio la significativa vittoria di Mustiae Calmes.
Dopo che nel 572 e nel 573 si ebbe un’ulteriore incursione barbarica, dei Sassoni, ancora nel 574 tre duchi longobardi avanzarono decisamente per queste contrade in profondità ed Amo attraversando il territorio Embrun, raggiunse addirittura la villa di Macha sita nell’agro avignonese.
Egli saccheggiò con decisione anche il territorio di Aries fissando quindi una taglia di 22 libbre d'argento alla città di Aix.
L’altro duca Zaban attraverso Die piombò su Valence sottoponendo la località ad un pesante assedio.
Il terzo duca longobardo Rodano pose il campo contro Grenoble che accerchiò in assedio, tuttavia ebbe sorte meno favorevole dei "colleghi" subendo una decisiva sconfitta sull'Isere ad opera del patrizio Mummolo sì che, gravemente ferito per via di un colpo di lancia, lasciò il luogo di battagli con poco più di 500 superstiti e si rifugiò presso Zaban, a Valence.
Dopo il ristabilimento di Rodano, i due duchi, con le forze congiunte, si mossero alla volta di Embrun, ma qui furono gravemente sconfitti da Mammolo, che invano avevano cercato di sfuggire, e dovettero ricoverarsi in Italia.
Esistono solo delle ipotesi sulla via della ritirata seguita dai longobardi.
Circa le vie seguite in questa circostanza sono possibili solo ipotesi e nemmeno del tutto confortate da osservazioni assolutamente serie: l’unica certezza è forse costituita dal fatto che la ritirata del duca Amo dovette procedere per il Colle della Lombarda visto che la Valle dell'Ubaye era quasi certamente bloccata dalle forze di Mummolo.
Dalla registrazione di queste invasioni, pressoché annualmente ripetute, si evince che i Longobardi, nonostante la sconfitta di Mustiae Calmes, godevano oramai del controllo del Colle della Maddalena se non del Monginevro e del Gran San Bernardo: la disfatta di Mustiae Calmes aveva quindi rappresentato un episodio, per quanto disastroso, ma non aveva potuto alterare né le strategie né le dinamiche di questi barbari.
Secondo quanto scrive il Pavoni la dislocazione arretrata dello difensive franco-burgunde, solo parzialmente sarebbe da collegare all'opportunità militare di mantenere compatta la massa delle loro forze onde spingerle, volta per volta, contro la principale direttrice d'attacco dei Longobardi.
L’anno 574 l'armata agli ordini di Mummolo era dislocata oltre l'Isere, superata non senza problemi nelle vicinanze di Grenoble posta sotto assedio: peraltro nel medesimo anno i duchi longobardi Taloardo e Nuccio raggiunsero il Vallese, risalendo fino a Bex, ove patirono una sconfitta rilevante.
Non è detto che in funzione di tutto ciò si sia verificata la caduta del castrum di Auriate: in maniera analoga a quanto avvenuto per Susa il centro, di rilevante peso strategico, poteva essere rimasto sotto controllo bizantino.
Senza dubbio i pochi soldati greci ivi di stanza non sarebbero stati in grado di bloccare il passaggio delle forze longobarde, però il fatto che a Susa si sia avuto un abboccamento fra il magister militum Sisinnio e il duca Zaban, davanti ai quali venne introdotto un falso messaggero di Mummolo, pare essere una testimonianza degli accordi che non raramente intercorrevano fra Bizantini e Longobardi.
Sisinnio non cercò affatto di interdire militarmente la marcia Longobardi in ritirata: piuttosto al fine di agevolare la loro dispersione si valse del ben orchestrato stratagemma del falso messaggero.
All’Impero non sconvenivano per nulla le incursioni longobarde nelle Gallie: da un lato infatti esse tenevano impegnati altrove i Longobardi stornando la loro pressioni dal sistema difensivo dei bizantini, sempre più logorato, dall’altro lato mantenevano viva l'ostilità fra Franchi e Longobardi.
A nessun diplomatico greco sfuggiva infatti che un’eventuale accordo tra questi due gruppi di barbari avrebbe costituito un evento calamitoso per l’Impero cui era già arduo mantenere le proprie posizioni a fronte dei soli Longobardi: alla politica imperiale semmai convenivano accordi coi Franchi al fine di valersi di questo forte popolo quale deterrente contro i nemici naturali di Ravenna, appunto i Longobardi ed in simile contesto sembra davvero sia stato un evento grave per l’Impero quella sanzione di pace intercorsa tra Franchi e Longobardi che determinò il passaggio a re Guntramo di Agusta et Siusio civitates cum integro illorum territurio et populo .
E’ plausibile che un mutamento di politica, susseguente a questa pace, abbia determinato la caduta del castrum di Auriate, cioè di una POSTAZIONE AVANZATA CONTRO I LONGOBARDI, nelle mani dei Longobardi .
Tale evento influì probabilmente sulla politica militare dei Bizantini che, di fronte a siffatta situazione, dovettero rivistare l’organizzazione del loro sistema strategico: non a caso il distretto di Bredulo, fra Gesso, Stura e Tanaro, risulta appoggiato sulla destra ai rilievi delle Langhe, sì da indurre a credere che sia stato pensato e quindi portato a compimento quale un ulteriore sbarramento delle vie marittime dopo la crisi del castrum di Auriate: e tale fatto induce a pensare che la resistenza greca si dovesse concretare, da questa data, prioritariamente sulla destra della Stura.
In seconda istanza la località, e tutto il territorio a lei soggetto, rappresentava la retroguardia delle stazioni difensive di prima linea costituite dai centri di AURIATE e di BREDULO (Il Comitato di Auriate -Valloriate, Roccavione o Caraglio - occupava il territorio compreso tra il Po, le Alpi, lo spartiacque Stura-Gesso, la Stura, il Tanaro fino a Pollenzo incluso e una linea che da qui tornava al Po, passando a sud di Savigliano, appartenente al Comitato di Torino. Il Comitato di Bredulo - Breo o Breolungi - si estendeva a sud-est del primo, tra le Alpi, il Tanaro oppure il Tanaro-Corsaglia-Casotto e la Stura. Al pari del Comitato di Auriate anche questo reava la sua origine da organismi castrensi del tardo impero, se non già bizantini, che sin erano sovrapposti alle realtà amministrative dei decaduti municipi di Forum Germa[nici], di Pollentia, di Pedo e Augusta Bagiennorum. Sul territorio era peraltro ancora funzionale il percorso della via moneta che da Caburrum (Cavour) raggiungeva Pedo, passando per Barge, Envie, Busca e San Lorenzo di Caraglio donde una seconda si dirigeva verso Pollentia, passando per Centallo, Levaldigi, Genola, Savigliano, Marene e Roreto, oppure, secondo l'ipotesi del Coccoluto, per Centallo e Pilone Santa Lucia; più a nord un itinerario secondario metteva poi in relazione Pollentia con la via moneta Caburrum-Pedo, attraversando Savigliano e forse Saluzzo).
Verso il biennio 569-71 i Longobardi si valevano della Valle della Stura per spingersi a far saccheggi nelle Gallie: Una momentanea battuta d'arresto a questo loro espansionismo fu determinata dalla sconfitta che patirono a MUSTIAE CALMES alla confluenza dell'Ubayette nell'Ubaye.
Nel 571 i Longobardi avevano superato il Colle della Maddalena, seguendo cioè un tracciato viario analogo a quello di cui nel 572 si valsero i Sassoni per giungere a Estoublon donde si spinsero a saccheggiare Riez ed ulteriori centri. Questo percorso si individua analizzando sì la conformazione geografica della zona ma altresì analizzando quanto sancito da Gregorio di Tours (573) per agevolare il ritorno di queste genti alla sede di provenienza passando attraverso le Gallie: “Fecerunt ex se duos, ut aiunt, cunios, et unus quidem per Niceam urbem, alius vero per Ebredunensim venit, illam re vera tenentes viam, quam anno superiore tenuerant; coniunctique sunt in Avennico terreturio”. Essi procedettero con probabilità su due colonne ed una di queste risalì il corso della Stura, presso Pratolungo, e, per la Valle di Sant'Anna, il Colle della Lombarda e la Tinea-Varo, raggiungendo Nizza.
A tale centro pervennero anche, con le loro forze, vari duchi longobardi il cui arrivo è conosciuto in forza dell’episodio di Sant'Ospizio.
Precisare la data dell’evento non è sicuro la data, ma dovette verificarsi tra il 569-571 visto che Mario di Avenches scrisse che nel 569 i Longobardi "in finitima loca Galliarum ingredi praesumpserunt, ubi multitudo captivorum gentis ipsius venundati sunt": lo stesso autore tramandò anche, più o meno direttamente, la notizia della morte del patrizio Celso annotando che Amato, “qui nuper Celsi successor extiterat”, venne ucciso quando a capo delle sue forze aveva cercato di ricacciare i Longobardi invasori.
Il fatto d’armi è verisimilmente da collocare al 570 dato che nel 571 i Burgundi, a servizio militare del nuovo patrizio Mammolo, ottennero sui Longobardi proprio la significativa vittoria di Mustiae Calmes.
Dopo che nel 572 e nel 573 si ebbe un’ulteriore incursione barbarica, dei Sassoni, ancora nel 574 tre duchi longobardi avanzarono decisamente per queste contrade in profondità ed Amo attraversando il territorio Embrun, raggiunse addirittura la villa di Macha sita nell’agro avignonese.
Egli saccheggiò con decisione anche il territorio di Aries fissando quindi una taglia di 22 libbre d'argento alla città di Aix.
L’altro duca Zaban attraverso Die piombò su Valence sottoponendo la località ad un pesante assedio.
Il terzo duca longobardo Rodano pose il campo contro Grenoble che accerchiò in assedio, tuttavia ebbe sorte meno favorevole dei "colleghi" subendo una decisiva sconfitta sull'Isere ad opera del patrizio Mummolo sì che, gravemente ferito per via di un colpo di lancia, lasciò il luogo di battagli con poco più di 500 superstiti e si rifugiò presso Zaban, a Valence.
Dopo il ristabilimento di Rodano, i due duchi, con le forze congiunte, si mossero alla volta di Embrun, ma qui furono gravemente sconfitti da Mammolo, che invano avevano cercato di sfuggire, e dovettero ricoverarsi in Italia.
Esistono solo delle ipotesi sulla via della ritirata seguita dai longobardi.
Circa le vie seguite in questa circostanza sono possibili solo ipotesi e nemmeno del tutto confortate da osservazioni assolutamente serie: l’unica certezza è forse costituita dal fatto che la ritirata del duca Amo dovette procedere per il Colle della Lombarda visto che la Valle dell'Ubaye era quasi certamente bloccata dalle forze di Mummolo.
Dalla registrazione di queste invasioni, pressoché annualmente ripetute, si evince che i Longobardi, nonostante la sconfitta di Mustiae Calmes, godevano oramai del controllo del Colle della Maddalena se non del Monginevro e del Gran San Bernardo: la disfatta di Mustiae Calmes aveva quindi rappresentato un episodio, per quanto disastroso, ma non aveva potuto alterare né le strategie né le dinamiche di questi barbari.
Secondo quanto scrive il Pavoni la dislocazione arretrata dello difensive franco-burgunde, solo parzialmente sarebbe da collegare all'opportunità militare di mantenere compatta la massa delle loro forze onde spingerle, volta per volta, contro la principale direttrice d'attacco dei Longobardi.
L’anno 574 l'armata agli ordini di Mummolo era dislocata oltre l'Isere, superata non senza problemi nelle vicinanze di Grenoble posta sotto assedio: peraltro nel medesimo anno i duchi longobardi Taloardo e Nuccio raggiunsero il Vallese, risalendo fino a Bex, ove patirono una sconfitta rilevante.
Non è detto che in funzione di tutto ciò si sia verificata la caduta del castrum di Auriate: in maniera analoga a quanto avvenuto per Susa il centro, di rilevante peso strategico, poteva essere rimasto sotto controllo bizantino.
Senza dubbio i pochi soldati greci ivi di stanza non sarebbero stati in grado di bloccare il passaggio delle forze longobarde, però il fatto che a Susa si sia avuto un abboccamento fra il magister militum Sisinnio e il duca Zaban, davanti ai quali venne introdotto un falso messaggero di Mummolo, pare essere una testimonianza degli accordi che non raramente intercorrevano fra Bizantini e Longobardi.
Sisinnio non cercò affatto di interdire militarmente la marcia Longobardi in ritirata: piuttosto al fine di agevolare la loro dispersione si valse del ben orchestrato stratagemma del falso messaggero.
All’Impero non sconvenivano per nulla le incursioni longobarde nelle Gallie: da un lato infatti esse tenevano impegnati altrove i Longobardi stornando la loro pressioni dal sistema difensivo dei bizantini, sempre più logorato, dall’altro lato mantenevano viva l'ostilità fra Franchi e Longobardi.
A nessun diplomatico greco sfuggiva infatti che un’eventuale accordo tra questi due gruppi di barbari avrebbe costituito un evento calamitoso per l’Impero cui era già arduo mantenere le proprie posizioni a fronte dei soli Longobardi: alla politica imperiale semmai convenivano accordi coi Franchi al fine di valersi di questo forte popolo quale deterrente contro i nemici naturali di Ravenna, appunto i Longobardi ed in simile contesto sembra davvero sia stato un evento grave per l’Impero quella sanzione di pace intercorsa tra Franchi e Longobardi che determinò il passaggio a re Guntramo di Agusta et Siusio civitates cum integro illorum territurio et populo .
E’ plausibile che un mutamento di politica, susseguente a questa pace, abbia determinato la caduta del castrum di Auriate, cioè di una POSTAZIONE AVANZATA CONTRO I LONGOBARDI, nelle mani dei Longobardi .
Tale evento influì probabilmente sulla politica militare dei Bizantini che, di fronte a siffatta situazione, dovettero rivistare l’organizzazione del loro sistema strategico: non a caso il distretto di Bredulo, fra Gesso, Stura e Tanaro, risulta appoggiato sulla destra ai rilievi delle Langhe, sì da indurre a credere che sia stato pensato e quindi portato a compimento quale un ulteriore sbarramento delle vie marittime dopo la crisi del castrum di Auriate: e tale fatto induce a pensare che la resistenza greca si dovesse concretare, da questa data, prioritariamente sulla destra della Stura.