Il LIBER ABACI, custodito presso la Biblioteca Berio di Genova, costituisce un prezioso esemplare di testo didattico.
Il codice fu redatto, come si può ricavare da alcune date contenute nel medesimo, tra il 1512-13 ed il 1516-17. Esso si presenta come una sorta di manuale di aritmetica ad uso dei mercanti cinquecenteschi.
L'autore fu forse nativo dell'Italia settentrionale, come pare di poter ricavare dai frequenti accenni alla città di Milano.
Il manuale, comunque, fu scritto ad uso dei mercanti genovesi, come si deduce dall'attenzione dedicata dall'autore alle grandezze di misura caratteristiche della Repubblica di Genova.
L'autore fu forse nativo dell'Italia settentrionale, come pare di poter ricavare dai frequenti accenni alla città di Milano.
Il manuale, comunque, fu scritto ad uso dei mercanti genovesi, come si deduce dall'attenzione dedicata dall'autore alle grandezze di misura caratteristiche della Repubblica di Genova.
Il codice si presenta come una sorta di quaderno in cui si susseguono, alle tavole di computo corredate da sintetiche spiegazioni e poste all'inizio del manuale, vari problemi concernenti i cambi delle monete, la conversione fra diverse unità di misura e di peso, la regula delle tre cosse (cioè del tre semplice), le compagnie, li barati, li prestiti, la regula dell'aligare l'argento. Il testo dei problemi è posto in maniera chiara e viene svolto completamente fino alla soluzione, che non è mai affidata al lettore: al testo segue l'exemplo, costituito dalle operazioni vere e proprie necessarie per la risoluzione del quesito. La scrittura è chiara e ordinata, con scarse abbreviazioni; chi scrive si compiace spesso di ornare gli schemi aritmetici con cornici e fregi di varia fattura, a volte colorati.
Il sistema per la divisione è delineato lungo l'albero maestro di uno stilizzato vascello, mentre i problemi relativi alle compagnie sono introdotte da un disegno a piena pagina in cui è raffigurata, con una certa perizia bozzettistica, la scena di un rendiconto finanziario in uno "scagno".
("Liber abaci" Cart.; sec. XV o in. XVI (non dopo il 1517); mm 214x155; cc. I, 153, II-III n. num.; ll. irregolari; scrittura gotica di transizione. Qualche titolo in violetto; alcuni fregi calligrafici formano cornici di schemi numerici; a c. 10r disegno a penna raffigurante una galera; a c. 41v due piccoli disegni di mano infantile, raffiguranti un guerriero e una nave; a c. 65v disegno a penna raffigurante un cane che insegue una lepre, ad illustrazione di un problema enunciato nella stessa carta; a c. 82v disegno a penna raffigurante due uomini che contano monete ritti accanto a un tavolo, mentre un terzo seduto consulta un registro; sotto il tavolo, un gatto; a c. 118v abbozzo di disegni di chiglia. Il trattatello termina a c. 145v; nelle cc. seguenti si trovano testi di argomento vario in scritture più tarde. A c. 153r nota di possesso: "Hic liber est mei Justo Butz Alemano di Gamondia di Suuebia civis et post morte di Jeremie filius dilecto". Legatura del sec. XX per la quale è stata riutilizzata una legatura in pergamena molle del sec. XVI. Dono Giuseppe e Amalia Torre (1900). Cf.Arm. 20.)