Antica veduta di Cuneo, precisamente L'esercito di Napoleone occupa la fortezza di Cuneo il 28 aprile 1796, Giuseppe Pietro Bagetti - Fonte: Wikipedia |
Tra
la metà e la fine del secolo XV, in quell’area che ora corrisponde alla
Provincia di Cuneo, una cinquantina di persone furono consegnate
dall’Inquisizione al Braccio Secolare (istituzione che eseguiva
materialmente le pene) e arse vive: e del resto il Basso Piemonte, oltre
ad esser permeato di interventi contro le streghe che lo avrebbero
infestato, diede i natali ad inquisitori più o meno noti come il
cinquecentesco Silvestro Mazzolini.
Nella sola città di Cuneo, in un giorno non precisato dell’anno 1445, vennero arse vive ventidue persone, solo perché considerate eretiche (l’esecuzione avvenne nei pressi dell’attuale l’ospedale S. Croce); i ventidue sfortunati facevano parte di una cospicua comunità valdese dimorante in e nei pressi di Bernezzo, erano chiamati "poveri di Lugano, Gazari o Valdesi", dopo l’esecuzione i loro beni furono confiscati. Gli inquisitori furono frate Giovanni Fiamma e Pietro Bertramo. Il fatto è menzionato da Marco Aurelio Rorengo, in un antico libro di memorie citato da Pietro Gioffredo nel 1650: "…namque tunc pullulabat super Bernecium haeresis pauperum de Lugdano, qui a quibusdam appellabantur Gazari, ab aliquibus Valdenses, et intitulati a Magistris Johanne Fiamma et Bertramo Pere Inquisitoribus haereticae pravitatis; et in summa reperti fuerint XXII relapsi, et in Cuneo condemnati igne cremati sunt, et eorum bona praefatio Domino confiscata… ".
Verzuolo, 26 maggio 1497…si scelgano tre o quattro persone che vadano dall’illustre signore e marchese ad ottenere il permesso per gli uomini di Verzuolo di recarsi a colloquio dall’Inquisitore e giudice delle false teorie eretiche al fine di ricercare gli eretici e le dottrine errate (…) per il bene della Comunità si stabilì che venissero scelte tre o quattro persone per andare a Saluzzo a chiedere all’illustre signor Marchese fino a che punto volesse concedere la facoltà alla Comunità ed alla gente verzuolese di portare a Verzuolo l’Inquisitore delle falsità eretiche per ricercare i sospetti di eresia o gli eretici e le masche ed altre simili persone che sono fuori della religione cattolica, poiché arrecano molto danno nel suddetto paese e nel territorio di questa località… ".
" Verzuolo, 13 luglio 1497…si conviene di scegliere due persone che vadano a Saluzzo a concordare i provvedimenti da stabilirsi col reverendo Signor Inquisitore (…) si diedero disposizioni che venissero scelti… ".
" Verzuolo, 5 agosto 1497…si conviene di predisporre le spese relative al reverendo Signor Inquisitore ed al suo collaboratore che devono svolgere l’incarico di giudici delle false dottrine eretiche nel paese di Verzuolo. Si stabilì che le spese per il reverendo Signor Inquisitore ed il suo collaboratore vengano ascritte alle spese pubbliche per otto giorni e non oltre e che i giudici cerchino due testimoni per procurarsi informazioni dal segretario del reverendo Signor Inquisitore di Savigliano. Parimenti si scelgano tre o quattro persone che saranno sempre presenti e parteciperanno quindi alle indagini da compiersi circa le persone incarcerate o da incarcerare, riguardo alle false teorie delle masche e degli eretici… ".
" Verzuolo, 21 agosto 1497…si convenne che la Comunità si impegnava a sostenere le spese per il reverendo Signor Inquisitore e per il suo collaboratore e ciò fino a che non si trovassero colore che erano caduti nell’errore dell’eresia e si stabilì che ai prigionieri e ai condannati venissero pagati i debiti; e il nostro illustre padrone Signor Marchese promise di aiutare la Comunità e di pagare le spese relative ai suddetti debiti… ".
Nella sola città di Cuneo, in un giorno non precisato dell’anno 1445, vennero arse vive ventidue persone, solo perché considerate eretiche (l’esecuzione avvenne nei pressi dell’attuale l’ospedale S. Croce); i ventidue sfortunati facevano parte di una cospicua comunità valdese dimorante in e nei pressi di Bernezzo, erano chiamati "poveri di Lugano, Gazari o Valdesi", dopo l’esecuzione i loro beni furono confiscati. Gli inquisitori furono frate Giovanni Fiamma e Pietro Bertramo. Il fatto è menzionato da Marco Aurelio Rorengo, in un antico libro di memorie citato da Pietro Gioffredo nel 1650: "…namque tunc pullulabat super Bernecium haeresis pauperum de Lugdano, qui a quibusdam appellabantur Gazari, ab aliquibus Valdenses, et intitulati a Magistris Johanne Fiamma et Bertramo Pere Inquisitoribus haereticae pravitatis; et in summa reperti fuerint XXII relapsi, et in Cuneo condemnati igne cremati sunt, et eorum bona praefatio Domino confiscata… ".
Verzuolo, 26 maggio 1497…si scelgano tre o quattro persone che vadano dall’illustre signore e marchese ad ottenere il permesso per gli uomini di Verzuolo di recarsi a colloquio dall’Inquisitore e giudice delle false teorie eretiche al fine di ricercare gli eretici e le dottrine errate (…) per il bene della Comunità si stabilì che venissero scelte tre o quattro persone per andare a Saluzzo a chiedere all’illustre signor Marchese fino a che punto volesse concedere la facoltà alla Comunità ed alla gente verzuolese di portare a Verzuolo l’Inquisitore delle falsità eretiche per ricercare i sospetti di eresia o gli eretici e le masche ed altre simili persone che sono fuori della religione cattolica, poiché arrecano molto danno nel suddetto paese e nel territorio di questa località… ".
" Verzuolo, 13 luglio 1497…si conviene di scegliere due persone che vadano a Saluzzo a concordare i provvedimenti da stabilirsi col reverendo Signor Inquisitore (…) si diedero disposizioni che venissero scelti… ".
" Verzuolo, 5 agosto 1497…si conviene di predisporre le spese relative al reverendo Signor Inquisitore ed al suo collaboratore che devono svolgere l’incarico di giudici delle false dottrine eretiche nel paese di Verzuolo. Si stabilì che le spese per il reverendo Signor Inquisitore ed il suo collaboratore vengano ascritte alle spese pubbliche per otto giorni e non oltre e che i giudici cerchino due testimoni per procurarsi informazioni dal segretario del reverendo Signor Inquisitore di Savigliano. Parimenti si scelgano tre o quattro persone che saranno sempre presenti e parteciperanno quindi alle indagini da compiersi circa le persone incarcerate o da incarcerare, riguardo alle false teorie delle masche e degli eretici… ".
" Verzuolo, 21 agosto 1497…si convenne che la Comunità si impegnava a sostenere le spese per il reverendo Signor Inquisitore e per il suo collaboratore e ciò fino a che non si trovassero colore che erano caduti nell’errore dell’eresia e si stabilì che ai prigionieri e ai condannati venissero pagati i debiti; e il nostro illustre padrone Signor Marchese promise di aiutare la Comunità e di pagare le spese relative ai suddetti debiti… ".
Verzuolo (CN) - Fonte: Wikipedia |
Cinquecentina - Fonte: Comune di Barcellona Pozzo di Gotto |
Nella bibliografia del Mazzolini, lo studio della stregoneria ebbe un posto importante: se ne occupò nel dizionario teologico Summa summarum, nella voce Haeresis,
pubblicato a Bologna nel 1514 e che ebbe numerose ristampe. In questo
testo l’autore pone in evidenza alcuni aspetti fondamentali della
stregoneria, limitandosi ad indicarli come temi ricorrenti, ma non
ancora approfonditi. Le streghe, per l’inquisitore, erano esponenti
della cultura contadina, generalmente donne che accettavano di
partecipare al sabba, non solo per il piacere di entrare in possesso di
conoscenze e poteri straordinari, ma spesso per disperazione e necessità
di scorgere una possibilità per sfuggire alla propria condizione
precaria.
Nel trattato De strigimagarum demonumque mirandis, che fu stampato nel 1520, troviamo invece una trattazione più articolata e complessa. Tra le note originali della ricerca, il termine coniato dal Mazzolini per definire le donne che di notte si ritrovavano al sabba: strigimagae. Nella voce Haeresis, suddivisa in otto punti, non si trova ancora il riferimento alle strigimaghe, rinvenuto invece nel più articolato studio monografico che però ebbe scarso successo e del quale si conosce solo una prima stampa. Come già detto, Mazzolini si limita a sottolineare che le streghe sono "gente di campagna e di sesso femminile", datesi al diavolo "per piacere e disperazione", ma non approfondisce la questione, fermandosi ad una considerazione epidermica. Di contro, dal secondo punto in poi analizza con precisione quasi maniacale documenti storici fondamentali per la lotta contro la stregoneria, come il Canon Episcopi , il Formicarium del Nider e il Malleus Maleficarum che considera " Magni viri ". Nel De strigimagarum demonumque mirandis riportiamo alcuni frammenti che ci pare possano offrire delle preziose indicazioni sulla riflessione teologica, coadiuvata dall’indagine sul territorio, del Prierias. Di certo sono innegabili le connessioni con il patrimonio culturale coevo, in particolare per quanto riguarda l’aspetto eminentemente giuridico, mentre sul piano dell’interpretazione dei fenomeni, si può ritenere degno di nota il tentativo dell’inquisitore piemontese di tracciare una nitida separazione tra le streghe adepte di Satana e le appartenenti a sette in cui erano individuabili le reminescenze di tradizioni cultuali precristiane." Le due sette, quella seguace di Diana e quella odierna delle strigimaghe, concordano in quanto a genere: eresia, superstizione e illusione diabolica, ma differiscono quanto specie. Dunque il Canon sembra proibire che le strigimaghe vengano portate realmente al sabba. Sebbene esso non parli di strigimaghe ma piuttosto di un’altra setta, come si è mostrato, sembra tuttavia accennare ad esse, in quanto entrambe le sette credono nella realtà del trasporto. Tuttavia sono del parere che in realtà il Canon non sostiene ciò: non lo si può argomentare dal testo, se non per ignoranza. Anzitutto, non v’è dubbio alcuno che in quel luogo la setta delle strigimaghe non era ancora nata, in quanto si formò circa nel 1404, al tempo di Innocenzo VIII, coma appare dalla sua Bolla (...). Sovente fanciulli e fanciulle di dodici o otto anni, per ammaestramento o esortazione degli inquisitori si ravvedono, ad essi viene comandato, a miracolo di un così grande fatto, di danzare come fanno al sabba. Questi bambini danzano in modo tale che nessun esperto potrebbe negare che sono stati ammaestrati da qualche arte superiore, che trascende da quella umana. Infatti queste danze sono in tutto dissimili da quelle umane, in quanto in esse la femmina si sostiene dietro la schiena del maschio e si balla non avanzando ma indietreggiando. Alla fine del ballo, quando si deve riverire il diavolo che presiede il sabba, gli offrono le terga e inchinano la testa non davanti ma dietro e non piegano indietro il piede, ma davanti, sollevandosi in alto. Compiono tutto ciò con tanta grazia ed eleganza che è impossibile averlo appreso subito e in così tenera età (...). Io desidero tantissimo che qualcuno dei nostri reverendissimi cardinali si prenda l’incarico di far giungere a Roma dieci di questi fanciulli e fanciulle (il che è facilissimo) per offrire anche a quella città un grande spettacolo e togliere agli increduli il velo alquanto esteso di cecità "
Nel trattato De strigimagarum demonumque mirandis, che fu stampato nel 1520, troviamo invece una trattazione più articolata e complessa. Tra le note originali della ricerca, il termine coniato dal Mazzolini per definire le donne che di notte si ritrovavano al sabba: strigimagae. Nella voce Haeresis, suddivisa in otto punti, non si trova ancora il riferimento alle strigimaghe, rinvenuto invece nel più articolato studio monografico che però ebbe scarso successo e del quale si conosce solo una prima stampa. Come già detto, Mazzolini si limita a sottolineare che le streghe sono "gente di campagna e di sesso femminile", datesi al diavolo "per piacere e disperazione", ma non approfondisce la questione, fermandosi ad una considerazione epidermica. Di contro, dal secondo punto in poi analizza con precisione quasi maniacale documenti storici fondamentali per la lotta contro la stregoneria, come il Canon Episcopi , il Formicarium del Nider e il Malleus Maleficarum che considera " Magni viri ". Nel De strigimagarum demonumque mirandis riportiamo alcuni frammenti che ci pare possano offrire delle preziose indicazioni sulla riflessione teologica, coadiuvata dall’indagine sul territorio, del Prierias. Di certo sono innegabili le connessioni con il patrimonio culturale coevo, in particolare per quanto riguarda l’aspetto eminentemente giuridico, mentre sul piano dell’interpretazione dei fenomeni, si può ritenere degno di nota il tentativo dell’inquisitore piemontese di tracciare una nitida separazione tra le streghe adepte di Satana e le appartenenti a sette in cui erano individuabili le reminescenze di tradizioni cultuali precristiane." Le due sette, quella seguace di Diana e quella odierna delle strigimaghe, concordano in quanto a genere: eresia, superstizione e illusione diabolica, ma differiscono quanto specie. Dunque il Canon sembra proibire che le strigimaghe vengano portate realmente al sabba. Sebbene esso non parli di strigimaghe ma piuttosto di un’altra setta, come si è mostrato, sembra tuttavia accennare ad esse, in quanto entrambe le sette credono nella realtà del trasporto. Tuttavia sono del parere che in realtà il Canon non sostiene ciò: non lo si può argomentare dal testo, se non per ignoranza. Anzitutto, non v’è dubbio alcuno che in quel luogo la setta delle strigimaghe non era ancora nata, in quanto si formò circa nel 1404, al tempo di Innocenzo VIII, coma appare dalla sua Bolla (...). Sovente fanciulli e fanciulle di dodici o otto anni, per ammaestramento o esortazione degli inquisitori si ravvedono, ad essi viene comandato, a miracolo di un così grande fatto, di danzare come fanno al sabba. Questi bambini danzano in modo tale che nessun esperto potrebbe negare che sono stati ammaestrati da qualche arte superiore, che trascende da quella umana. Infatti queste danze sono in tutto dissimili da quelle umane, in quanto in esse la femmina si sostiene dietro la schiena del maschio e si balla non avanzando ma indietreggiando. Alla fine del ballo, quando si deve riverire il diavolo che presiede il sabba, gli offrono le terga e inchinano la testa non davanti ma dietro e non piegano indietro il piede, ma davanti, sollevandosi in alto. Compiono tutto ciò con tanta grazia ed eleganza che è impossibile averlo appreso subito e in così tenera età (...). Io desidero tantissimo che qualcuno dei nostri reverendissimi cardinali si prenda l’incarico di far giungere a Roma dieci di questi fanciulli e fanciulle (il che è facilissimo) per offrire anche a quella città un grande spettacolo e togliere agli increduli il velo alquanto esteso di cecità "