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sabato 20 ottobre 2018

I Longobardi

Le principali tappe della migrazione dei Longobardi - Fonte: Wikipedia
Fibula longobarda, 600 circa - Fonte: Wikipedia
I LONGOBARDI  erano una popolazione germanica forse proveniente dall'area inferiore dell'Elba: esiste un breve testo del VII secolo che tratta dell'ORIGO (ORIGINE) di queste genti e che qui viene proposto nell'originale.
Il nome alludeva probabilmente alle lunghe barbe. Forse sotto la spinta d'altri invasori nel II sec. questo popolo prese a premere sempre più sui confini della Pannonia.
In questa regione, ai tempi del re Audoino, il cui figlio ALBOINO sconfisse i Gepidi, guidò i Longobardi alla conquista dell'Italia (peraltro provata da un'epidemia che non aveva affatto risparmiata la Liguria come scrisse Paolo Diacono in H.L., II,4) ma forse anche per sottrarsi all'incalzare degli Avari.
Figure di sante in stucco nel Tempietto longobardo di Cividale del Friuli, VIII secolo. Il Tempietto costituisce una delle meglio conservate testimonianze del fiorire artistico proprio della Rinascenza liutprandea - Fonte: Wikipedia
L'invasione dell'Italia iniziò nel 568 portando alla presa di Forum Iulii (Cividale del Friuli) ed alla seguente conquista dell'Italia settentrionale, della Toscana (Tuscia), dei ducati di Spoleto e Benevento: ma, come sempre si apprende da Paolo Diacono, ALBOINO non riuscì a sottrarre ai Bizantini né l'Esarcato né la Pentapoli né la LIGURIA COSTIERA.
Il territorio conquistato fu diviso in ducati e Pavia fu fatta capitale.
L'invasione longobarda, avvenuta a differenza di quella ostrogota, contro l'Impero d'Oriente ebbe pesanti ripercussioni sulla popolazione italica assoggettata a costumanze germaniche (anche per gli effetti dell'applicazione di LEGGI BARBARICHE) e privata degli apparati superstiti del sistema amministrativo tardo romano.
Ad Alboino nel 572 succedette Clefi poi ucciso con una congiura nel 574. Da questo periodo, per 10 anni, i duchi longobardi non elessero più un Sovrano e scelsero la via d'una autonomia che spesso si tramutò in anarchia. Furono questi gli anni più pesanti per gli Italici, per quanto si può ricavare dalla lettura della Storia dei Longobardi di PAOLO DIACONO.
Poi nel 584 venne fatto re Autari, figlio di Clefi, che organizzò una sorta di tesoro della corona esigendo dai duchi metà delle terre loro assegnate preponendovi come governatori dei gastaldi da lui stesso nominati. Per gli Italici, questa forma di governo, fu un vantaggio in quanto la stabilizzazione del potere condusse ad una graduale cessazione degli abusi e ad un lento accostarsi della popolazione "romana" a quella "germanica".
La Corona Ferrea - Fonte: Wikipedia
Alla morte di Autari la vedova Teodolinda, cattolica e figlia del duca di Baviera Garibaldo, sposò AGILULFO che, divenuto re, continuò le gesta del predecessore con nuove conquiste nel Veneto ed un'ulteriore accentrazione del potere. 

Croce di Agilulfo (inizio VII secolo): Monza, Museo e tesoro del Duomo - Fonte: Wikipedia
Agilulfo non abbandonò la religione dei padri ma permise che un figlio fosse battezzato con rito cattolico e che grazie all'opera di Teodolinda, assistita da Papa Gregorio I Magno, procedesse una graduale conversione del popolo dall' arianesimo al cattolicesimo. 

Il processo di integrazione fra Longobardi ed Italici continuò nonostante l'opposizione di alcuni duchi ed una prova ne è costituita dall'EDITTO (643) del re Rotari che fu scritto in latino ed impostato sui fondamenti del diritto romano-giustinianeo.
Il re ROTARI (636-'52) fu colui che estese la dominazione sin alle coste liguri e ai territori del Veneto ancora in mano a Bisanzio, che era in estrema difficoltà per dover fronteggiare altre invasioni ai suoi vasti confini settentrionali: ed in ciò la fonte basilare resta ancora Paolo Diacono che ne descrisse l'impresa nel LIBRO IV della sua H. L. (sempre dalla stessa fonte e dallo stesso libro apprendiamo poi della menzionata e importante opera legislativa e giuridica, appunto l'EDITTO DI ROTARI, palesemente volta alla ricerca di una conciliazione superiore fra leggi romane e diritto dei barbari). 

L'opera dei BENEDETTINI portò quindi ad un ulteriore avvicinamento tra Longobardi e Italici.

L'espansionismo militare di LIUTPRANDO in forza di una serie di fortunate campagne militari e di ripetuti successi respinse i greci dell'Esarcato entro uno spazio estremamente ristretto cui, all'importante base di Ravenna, non restava che il centro di Faenza (così nel 744, alla morte di Liutprando la dominazione greca in Italia poteva dirsi pressoché soppressa).
L'incivilimento della popolazione germanica e il forte accostamento alla chiesa romana è confermato altresì dal fatto che quando LEONE III L'ISAURICO, imperatore di Bisanzio bandì la guerra iconoclasta, il re longobardo LIUTPRANDO (712-'44) si propose come difensore del Pontefice romano.
Tremisse aureo di Liutprando: al dritto (sinistra) il busto del re; al rovescio (destra), l'arcangelo Michele - Fonte: Wikipedia
Liutprando, anche per cautelarsi con nuove basi militari, dai preoccupanti avanzamenti dei Saraceni, si spinse allora, come si legge in VI, 48-450 della H.L. di Paolo Diacono, ... fin al confine gallico approfittando del momentaneo impegno dei FRANCHI sul fronte spagnolo.

... inoltre avvicinandosi minaccioso a Ravenna ed a Roma: il Pontefice temendo che, dall'impresa vittoriosa, potesse perdere la propria autonomia a scapito di un re padrone dell'Italia intera spinse gli autonomisti duchi di Spoleto e Benevento a ribellarsi al loro Sovrano: per evitare un conflitto entrò in atto la diplomazia che portò alla donazione al papa del castello di Sutri che daterebbe l'inizio del potere temporale dei Pontefici. 

Umbone longobardo proveniente da Fornovo San Giovanni (Bergamo), Museo civico archeologico - Fonte: Wikipedia
La politica espansionistica di LIUTPRANDO tuttavia non si fermò ed il papato continuò a temere per la propria autonomia invocando spesso l'intervento dei FRANCHI per un po' impediti ad intervenire in massa nella penisola italiana, avendo dovuto concentrare a occidente le loro armate per fermare l'invasione araba dalla Spagna. 

Superato questo pericolo Pipino il Breve, re dei Franchi compì una prima ed una seconda spedizone contro i Longobardi (che rimandano ad simili esperienze militari più antiche di circa 2 secoli) in Italia su invito di papa Stefano II e costrinse ASTOLFO (m. 756), re longobardo, che aveva occupato l'Esarcato ed era giunto fin sotto le difese di Roma, a riconsegnare al papa i territori strappatigli (Promissio Carisiaca del 754): di molte di queste note si è debitori a FREDEGARIO, (FREDEGARII SCHOLASTICI CHRONICUM CUM SUIS CONTINUATORIBUS, SIVE APPENDIX AD SANCTI GREGORII EPISCOPI TURONENSIS HISTORIAM FRANCORUM, CXXI).
 
Il re DESIDERIO che succedette ad Astolfo tentò di indebolire il papato con una trama di accordi matrimoniali fra le dinastie dei Franchi e dei Longobardi e favorendo ora questa ora quella tra le fazioni di patrizi che si contendevano il controllo di Roma. Morto però il fratello Carlomanno (771), tuttavia Carlo Magno ripudiò la moglie Ermengarda, figlia di desiderio, e riprese la politica filopapale del padre Pipino il Breve. 

Al contrario, tentando di prevenire gli accordi tra il Papato ed il forte regno transalpino, Desiderio invase ancora i territori del soppresso Esarcato e prese a marciare su Roma. A capo d'un formidabile esercito che valicò le Alpi tenendo base al cenobio di Novalesa donde poi mosse, in un'impresa meno facile del previsto, per sbaragliare i Longobardi, peraltro disuniti da defezioni e tradimenti, alle Chiuse sella Dora: la capitale Pavia, dopo un assedio, si consegnò nel 774. 

Carlo Magno assunse allora il titolo di rex Francorum et Langobardorum: ai Longobardi vinti fu concesso di conservare le antiche usanze e le proprie leggi ma presto si assimilarono pacificamente alla popolazione italica ed alle sue usanze (solo il ducato di Benevento ebbe scampo dalla conquista franca).

da Cultura-Barocca