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domenica 1 luglio 2018

I Marrani in fuga in Italia


Livorno, Fosso Reale - Fonte: Wikipedia
Molti marrani, sia in gruppi che come singoli rifugiati, fuggirono in Italia, attratti dal clima che ricordava quello della Penisola Iberica, e dalla lingua simile.

Alcuni si insediarono a Ferrara, e il Duca Ercole I d'Este garantì dei privilegi che vennero confermati dal figlio Alfonso I, a ventuno marrani spagnoli, medici, mercanti e altri.

Marrani portoghesi e spagnoli di stabilirono anche a Firenze. Ed i neo-cristiani contribuirono a far di Livorno un importante porto marittimo ove la situazione degli Ebrei era buona in contrasto con quella di Genova e del suo Dominio (si veda in particolare l'atteggiamento dei Grandi Inquisitori genovesi sulla "Questione ebraica" e specificatamente quella dell'Inquisitore Generale Agostino Cermelli).

Ottennero dei privilegi a Venezia, dove vennero protetti dalle persecuzioni dell'Inquisizione.

A Milano portarono materialmente avanti gli interessi della città grazie alle loro arti e commerci, anche se João de la Foya ne catturò e rapinò molti in tale regione.

A Bologna, Pisa, Napoli, Reggio Emilia, e in molte altre città italiane, esercitarono liberamente la loro religione, e furono ben presto così numerosi che Fernando de Goes Loureiro, un abate di Oporto, riempì un intero libro con i nomi dei marrani che avevano ritirato grandi somme dal Portogallo e abbracciato apertamente il giudaismo in Italia.

In Piemonte il duca Emanuele Filiberto di Savoia accolse i marrani di Coimbra, Pablo Hernando, Ruy López, e Rodríguez, assieme alle loro famiglie, e concesse loro dei privilegi sui commerci e sulle manifatture, oltre al libero esercizio della religione.

Roma fu piena di marrani.
Papa Paolo III li ricevette ad Ancona per motivi commerciali, e concesse libertà completa "a tutte le persone dal Portogallo e dall'Algarve, anche se appartenenti alla classe dei neo-cristiani".
Tremila ebrei e marrani portoghesi vivevano ad Ancona nel 1553.
Due anni dopo papa Paolo IV emanò degli ordini per far sì che tutti i marrani venissero gettati nella prigione dell'inquisizione che aveva istituito. Del resto è  questo il Pontefice che ratificò l'antigiudaismo nella sua Cum Nimis Absurdum, verosimilmente una delle più severe Bolle avverso gli Ebrei.
Sessanta di loro, che riconobbero la fede cattolica come penitenti, vennero trasportati sull'isola di Malta; ventiquattro, che aderirono al giudaismo, vennero bruciati al rogo in pubblico (maggio 1556); quelli che sfuggirono all'inquisizione vennero accolti a Pesaro dal duca di Urbino Guidobaldo II della Rovere.
Il porto di Ancona cadde in disgrazia e grandi furono le perdite economiche per la città tanto che si sentirono le conseguenze anche a Roma, grazie al boicottaggio commerciale organizzato da Grazia Nasi.
Tempo dopo come spesso succedeva in Europa, il Duca, deluso nella sua speranza di vedere tutti gli ebrei e i marrani di Turchia scegliere Pesaro come centro commerciale, espulse (9 luglio 1558) i neo-cristiani da Pesaro e da altri distretti.

Molti marrani vennero attratti da Ragusa in Dalmazia, un tempo notevole porto di mare.
Nel maggio 1544, vi sbarcò una nave carica esclusivamente di rifugiati portoghesi, come Balthasar de Faria riportò a re Giovanni.

da Cultura-Barocca

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