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mercoledì 4 aprile 2018

I Martiri Tebei

Con la denominazione di TEBEI (argomento che ha sempre appassionato i ricercatori: come si vede da questo volume del '500) si indicano solitamente i MARTIRI TEBEI cioè i soldati dell'esercito romano coscritti nel contesto geopolitico, ai tempi della Tetrarchia, della provincia tebana in Egitto: sulla cui tragica vicende molto si è dibattuto, anche in tempi remoti, per esempio già nel IV secolo d. C. dallo scrittore ecclesiastico S. EUCHERIO D'ARLES.
Il patrono ventimigliese S. SECONDO venne appunto in Italia come uno degli ufficiali della legione tebea, di cui SAN MAURIZIO era comandante generale.
Una ricorrente, ma non generalmente condivisa interpretazione storica, che la legione tebea sia stata trucidata ad AGAUNO nella Svizzera, per non avere voluto partecipare, trattandosi in massima parte di soldati ormai convertiti alla religione cristiana, ad un sacrificio idolatra imposto dall'imperatore romano Massimiano, prima di muovere guerra ai Bagaudii.
E' generalmente sostenuto che che SAN SECONDO sia stato ucciso prima dell'intera legione, "ante beatum Mauritium et ceteros post vincula et carceres".
Rinaldi nei suoi Annali dice "prima che l'esercito andasse oltre i monti", come pure il Baronio, "antequam Alpes superasset romanus exercitus".
La legione tebea da Vercelli dovette transitare per Vittimulo, prima di proseguire per Ivrea e Aosta fino ad AGAUNO ove fu perpetrato l'eccidio di massa.
La prima tappa dopo Vercelli dovette effettuarsi a VITTIMULO, perché a passo di marcia, difficilmente l'esercito avrebbe potuto raggiungere in un giorno Ivrea.
A Vittimulo vi doveva sicuramente esistere uno di quei tanti posti rifornimento di viveri e di sosta per la notte, fondati e disseminati da Augusto in tutto l'Impero Romano, chiamati comunemente mutationes-mansiones.
San Secondo non vi giunse però come uno dei comandanti, ma in catene, per aver osato professare apertamente la sua fede. Scadeva anzi il quel giorno, narrano le sue Passio, il tempo concessogli per ravvedersi; ma il suo credo in Cristo non venne meno e la sua testa cadde sotto la spada del boia.
Il Cristianesimo riceveva in quel giorno il suo battesimo di sangue anche nel Biellese: esempio per i soldati-cristiani tebei e probabilmente anche per la piccola comunità cristiana di Vittimulo, che raccolse le spoglie del martire e le conservò come una reliquia.
Il discorso sulla VALENZA CULTUALE (E GEOPOLITICA) dei MARTIRI TEBEI (ed aggiungiamo noi di MARTIRI PSEUDOTEBEI) ai fini del necessario fenomeno di RICRISTIANIZZAZIONE di vaste aree territoriali in Liguria e Piemonte (sia dopo le scorrerie saracene che certe conseguenti o contemporanee devianze eterodosse) è stato sviluppato recentemente con acume e molto coraggio da Gianni De Moro.
E' ormai assodato, soprattutto dopo gli studi della Nada Patrone, la necessità che ebbe la Marca ardunica di affidare ai grandi monasteri pedemontani un ruolo essenziale sia per la riorganizzazione dei territori sia per la soluzione dei molteplici problemi di scollegamento spirituale che vi si erano sviluppati.

Contestualmente, visto anche che da un lato, per quanto sconfitti, i Saraceni continuavano, operando per bande organizzate, a costituire un pericolo soprattutto sotto forma di brigantaggio e che, d'altro canto, le devianze dei pravi homines interagivano con altre esperienze anticattoliche, la rivitalizzazione del cristianesimo con l'impianto di un rassicurante culto per santi guerrieri parve (e probabilmente fu) una soluzione ottimale, grazie -come detto- alla "forte spinta promzionale" prodotta dai monasteri pedemontani.
Nel contesto di queste acquisizione il culto dei Santi Martiri Tebei, con tutte le divagazioni agiografiche e storiche che finì col comportare, fu una fra le più significative opzioni.
S. MAURIZIO, il Dux Thebaeorum, assieme ai suoi compagni di martirio aveva la strutturazione emblematica per sorreggere l'idea di un cristianesimo rinnovato, forte e militante.
Parimenti era significativo il fatto storico della devastazione operata dai Saraceni contro il Santuario dei Tebei ad AGAUNO verso il 940.
La spedizione punitiva da parte dell'offesa Cristianità non s'era fatta attendere: nel 954 venne infatti portata avanti una spedizione antimusulmana sotto le insegne di S.MAURIZIO come scrive il Ducis e gradualmente prendono vigore, dopo la sconfitta saracena, tutte quelle figure della tormentata vittoria cristiana, in un modo o nell'altro connesse cogli invasori: così S.Maurizio e S.Dalmazzo (i cui santuari eran stati devastati dagli infedeli) oppure S. Bernolfo vescovo d'Asti, S. Benedetto vescovo d'Embrun, S. Teofredo o Chiafredo diversamente ma tutti comunque vittime degli invasori islamici (De Moro (p.128).
In definitiva, seppur con modalità alquanto diverse, per la ricristianizzazione delle aree desertificate spiritualmente, oltre che sotto il profilo demografico e socio-economico, si fece ricorso ad un espediente già collaudato ai tempi della lotta del Cristianesimo coi culti idolatrici cioè con una serie di sovrapposizioni cultuali cui non era estranea l'introduzione del culto per vigorosi santi cristiani di matrice guerriera.
L'indagine sulla geopolitica che dopo la crisi di X-XI secolo contribuì, parimenti, alla propagazione del culto ligure occidentale dei TEBEI, per quanto completabile sulla scorta di altre indagini, si distribuisce armonicamente: troviamo esempi importanti del culto mauriziano nei titoli parrocchiali di PORTO MAURIZIO, di CONIO e di RIVA LIGURE, nell'altare della chiesa parrocchiale di TORRIA, nell'OSPEDALE DI SANREMO, nella CAPPELLA DI CASANOVA LERRONE e più genericamente in un culto per S. Maurizio menzionato nell' AREA DI VALLEBONA.
Accanto a quello per SAN MAURIZIO si può menzionare per l'estremo ponente il culto per S. SECONDO particolarmente nella scomparsa CAPPELLA DEL VALLONE DI SAN SECONDO e quindi in merito all'ORATORIO DEI NERI e a due altari della CATTEDRALE in Ventimiglia medievale...