Powered By Blogger

lunedì 2 gennaio 2017

San Bernardo di Aosta

Statua di san Bernardo di Mentone al colle del Piccolo San Bernardo - Fonte: Wikipedia
Nel Nuovo Testamento, nell'Apocalisse di San Giovanni Apostolo, una delle visioni del teologo Giovanni riguarda un enorme drago rosso con sette teste e dieci corna, simboleggia il diavolo, che ripetutamente insidia la Donna vestita di Sole (identificata dalla tradizione cristiano-cattolica con la Vergine Maria o con la Chiesa e con altre simbologie da altre tradizioni cristiane), ma ella gli sfugge, e il mostro si volge a combattere contro Dio e i suoi angeli (Nell'iconografia cristiana il drago è una reincarnazione di Satana, il diavolo e spesso è rappresentato sconfitto da santi e cavalieri. Rabano Mauro: il drago è il diavolo, è Satana, e draghi sono i suoi adepti. A giudizio di Isidoro di Siviglia: ...è il più grande di tutti gli animali; è una bestia sotterranea ed aerea che ama lasciare le caverne in cui si nasconde per volare nell'aria; la sua forza risiede non nella bocca o nei denti ma nella coda con cui può stritolare il suo avversario per eccellenza, l’elefante...).
San Bernardo di Mentone, noto anche come San Bernardo di Aosta (Menthon-Saint-Bernard, 1020 – Novara, 1081), è stato un religioso italiano: sulla sua figura ed opera sarebbe quindi caduto un certo oblio per la comparsa e l'eccezionale culto in epoca posteriore di S. Bernardo di Chiaravalle come leggesi nel "Leggendario" di Jacopo da Varagine volgarizzato dal Manerbi (Manerbio).
La Chiesa cattolica lo considera santo e la memoria liturgica è il 15 giugno. La vita di questo santo non risulta ben accertata. Confuse sono anche le date di nascita e di morte come incerto è persino il luogo di nascita: alcuni studiosi lo farebbero infatti originario di Aosta.
Un tempo ritenuto originario di Mentone sul lago di Annecy in Alta Savoia, Bernardo era verosimilmente nativo proprio di Aosta dove avrebbe ricoperto le cariche di canonico e Arcidiacono della Cattedrale.
Testimone dei pericoli che riservavano i colli delle Alpi era ritenuto il santo che aveva cacciato i tanti demoni dalle Alpi e la sua iconografia raffigura sempre un diavolo, non di rado effigiato in guisa di drago incatenato alla sua stola [ in chiave cultuale posteriore a quella sopra menzionata della citata "Apocalisse" non si può poi ignorare Aurelio Garobbio, uno dei principali studiosi dell’universo immaginario dell’arco alpino, che, nell'opera Leggende delle Alpi Lepontine e dei Grigioni (Rocca San Casciano, Cappelli, 1969, pg. 148) allorché emblematicamente sul tema ha scritto "draghi e serpi compaiono insieme all'uomo, stanno legati all'uomo come il male sta accanto al bene e l'amore all'odio": e del resto il drago come nel caso del Cenischia presso Novalesa ha sempre rappresentato le forze oscure del male in agguato contro uomini ma anche animali per rapirne anime e corpi = non estraneo alle investigazioni dei naturalisti come l'Aldrovandi in qualche maniera legato anche alla figura di A. Aprosio e le cui vestigia, in simbolo ed auspicabilmente ma difficilmente in corpo reale, in guisa di coccodrilli, alligatori e specie caimani ma anche vampiri dopo la scoperta delle stranezze delle Americhe e del "Nuovo Mondo" divennero uno dei pregi basilari delle Wunderkammer come si vede qui in quella del napoletano Ferrante Imperato.
Prescindendo da queste riflessioni è da rammentare che sull'asse diavolo - drago - creature ostili ed oscure si vede l'evoluzione dei ricordi di un paganesimo e di un'idolatria già combattuti dal giudizio ecclesiastico ma recentemente riproposti dagli arabi del Frassineto per le contrade che dal mare portavano ai passi alpini e che in paricolare, pur giungendo a saccheggiare Novalesa (le parti evidenziate sulla carta antica sono attive), rimasero quali "demoni" nella consapevolezza generale soprattutto per la distruzione della celebre Abbazia di Pedona (tutta le voci evidenziate sono attive), prima che fossero dispersi dalla Chiesa e dalla Cristianità, con la conseguente consacrazione del tragitto Ventimiglia - Novalesa ad opera di un vescovo di Ventimiglia: cose che, pur diversamente, si recuperarono molto dopo, in ben altro contesto, per effigiare, il Mostro draghiforme dei Riformati simboleggiante l'Eresia avverso i Riformati ed addrittura riprese ancora, per altre ragioni nuovamente, dalla cronaca settecentesca come nel caso di questa narrazione una creatura mostruosa e parimenti draghiforme nata in Valacchia son da apportare ulteriori, seppur vaghe notizie su questo Santo.
Bernardo, stando a distinte relazioni, avrebbe fatto edificare nel 1050 sui valichi dei due più alti collegamenti montani gli ospizi del colle del Gran San Bernardo, tra la valle d'Aosta e il Vallese, e del colle del Piccolo San Bernardo, tra la Valle d'Aosta e la Terrasanta.
Questi ospizi secondo la strutturazione ben nota avrebbero svolto una funzione assistenziale a pro dei viaggiatori e pellegrini che attraversavano le Alpi.
Bernardo nei due ospizi avrebbe organizzato l'opera di canonici regolari che seguivano la regola di sant'Agostino venendo quindi a costituire l'origine della congregazione ospedaliera dei Canonici del Gran san Bernardo, aiutati nelle loro ricerche da cani addestrati appositamente o cani di san Bernardo, una razza particolarmente ben adattata alla montagna.
San Bernardo sarebbe morto a Novara nel 1081 durante un viaggio venendo ivi sepolto e parte delle sue ossa si custodirebbero nel Duomo di Novara all'interno di due reliquiari e di un busto del santo.