Powered By Blogger

domenica 18 dicembre 2016

Anglicanesimo

Enrico VIII d'Inghilterra ritratto da Hans Holbein il Giovane tra il 1539 e il 1541 - Fonte: Wikipedia
Nei secoli precedenti il XVI si erano già manifestate nella Chiesa d'lnghilterra forti tendenze autonomistiche, derivanti anche dalla volontà dei sovrani di esercitare un sempre più stretto controllo sulle sue attività e sui suoi cospicui beni terrieri.
Pertanto le complicate vicende matrimoniali di Enrico VIII, che peraltro aveva in precedenza difeso il papa contro le dottrine luterane, furono soltanto il pretesto occasionale che permise al re di autoproclamarsi capo della Chiesa inglese con l'Atto di supremazia del 1534. 
Con tale atto tuttavia il sovrano non mutò nulla nè della dottrina nè dell'ordinamento gerarchico romano. 
L'anglicanesimo divenne una confessione riformata solo durante il regno del giovanissimo Edoardo VI (1547-53), soprattutto per opera dell'arcivescovo Cranmer e dei lord protettori del sovrano. 
A partire da tale epoca l'anglicanesimo fu influenzato prima dal luteranesimo e poi dallo zwinglianesimo e dal calvinismo. 
Con il Book of Common Prayer (poi riveduto varie volte), imposto alla Chiesa anglicana con l'Atto di uniformità nel 1549, e con i 42 Articoli di religione, approvati nel 1553, venne sancito il principio della Bibbia come norma suprema della fede, fu introdotta la lingua inglese al posto del latino nei riti, vennero ammessi il matrimonio dei sacerdoti e i soli sacramenti del battesimo e della santa cena (e sostenuta la presenza reale, ma soltanto spirituale, di Cristo nell'eucaristia, negando quindi la dottrina della transustanziazione) e la validità dei primi quattro concili ecumenici; furono però riaffermati nello stesso tempo la successione apostolica dei vescovi (contro le tendenze presbiteriane del calvinismo), il culto dei santi e la maggior parte del rituale cattolico. 
Dopo la parentesi restauratrice di Maria la Cattolica o la Sanguinaria, l'anglicanesimo si affermò definitivamente durante il regno di Elisabetta I (1558-603). 
Con il nuovo Atto di supremazia e di uniformità del 1559 il sovrano inglese fu designato come "supremo reggente" della Chiesa e non più come suo "supremo capo" di conseguenza egli non aveva più il potere di modificare le dottrine di fede.
Con la formulazione dei 39 Articoli di religione (1571) si precisarono le dottrine della giustificazione per la sola fede nei termini usati dalla luterana Confessione di Augusta (1530) e della predestinazione (ma con il riconosimento del carattere universale della salvezza portata da Cristo); venne rafforzata la struttura episcopale della Chiesa e la sua natura di Chiesa di stato con l'assegnazione al re del compito di eleggere i vescovi, dietro approvazione del parlamento, nel quale essi entravano come membri (lord spirituali) della Camera alta. 
Nella Chiesa anglicana era così avvenuta una fusione tra potere spirituale e monarchia tale da far ritenere interdipendenti le due istituzioni: celebre a questo proposito la formula di re Giacomo I "No Bishop, no King" ("Se non ci fosse il vescovo, non ci sarebbe il re"). 
Il compromesso tra struttura gerarchica, ancora simile a quella cattolica, e dottrina di tipo riformato portò nei secoli successivi l'anglicanesimo a veder nascere dentro di sè correnti religiose contrastanti: il puritanesimo impostosi con Cromwell fu presto soppiantato con la restaurazione degli Stuart (1660), che vide però fiorire vari gruppi religiosi riformati dopo l'Atto di tolleranza promulgato nel 1689 da Guglielmo III; in particolare, nel XVII sec. si svilupparono varie correnti a carattere deistico, sostenitrici di una religione naturale, e il metodismo, confessione riformata, ma contraria a un eccessivo ritualismo e a un rigido istituzionalismo.